Cè una nuova voce nella macabra lista dei lutti. E si chiama «morti a causa della crisi».
Solo in due giorni tre vittime: due imprenditori e un giovane disoccupato. Ultimi, solo in ordine di tempo, di un tragico «spread» tra vita reale e freddi calcoli aritmetici di politica e finanza.
A vedere il proprio futuro, quello dei proprio cari, imprigionato in un tunnel senza sbocco, un buio labirinto in cui la speranza si sgretola, ieri è stato un piccolo industriale abruzzese. E. F., quarantatreenne di Cepagatti, non ha sopportato più la vergogna di non poter pagare gli stipendi ai dipendenti e lincertezza di poter garantire un domani al figlio e alla compagna. Morire per uccidere gli incubi. Così si è impiccato nellazienda che aveva costruito giorno dopo giorno assieme con i suoi operai, ormai la sua seconda famiglia. A trovarlo, allalba, sono stati proprio i dipendenti. Gli stessi che ormai da mesi da mesi combattevano al suo fianco una lotta impari contro una crisi che aveva messo in ginocchio lattività, una impresa specializzata nella costruzione di infissi che il quarantaquattrenne divideva con un socio. Nonostante le difficoltà, raccontano amari gli operai, i rapporti tra loro e i due titolari continuavano a essere come tra familiari. Da qualche tempo, però, il capo non era più lo stesso. Vantava crediti, ma non riusciva a riscuoterli, i debiti crescevano e i prestiti esigui delle banche non bastavano a coprire spese e salari. Da giorni limprenditore trascorreva le giornate spostandosi da una banca allaltra, cercava denaro, spesso invano. Cercava di superare il momento. Si è ucciso forse per un «no» di troppo. Laltra notte è uscito di casa e ha raggiunto la fabbrica; qui si è impiccato con una corda. Senza lasciare messaggi, nemmeno un biglietto daddio. Non cera bisogno di spiegare perché. Se nè andato in silenzio, come il suo dramma inascoltato.
Poche ore prima nel Bellunese una storia identica, finita nello stesso tragico modo. Anche G. B., imprenditore di 53 anni di Rosolin di Sospirolo, aspettava da mesi che i debitori pagassero. Quei soldi lo avrebbero salvato. Lombra sempre più vicina del fallimento gli ha cancellato il domani. E così pure lui ha preso una corda, ha stretto un cappio e si è appeso alla trave di una baracca dietro casa. A trovarlo, è stato il figlio. Troppo tardi, non cera più nulla da fare. Cambiano i personaggi non il destino.
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