Roma - Si annuncia come uno dei duelli più aperti e delicati dell'intero scacchiere nazionale. Uno scontro all'ultimo voto per la conquista del premio di maggioranza in una terra che da sempre rappresenta un granaio di voti fondamentale per il centrodestra.
Apparentemente in Sicilia si nuota controcorrente, visto che sono passati poco più di due mesi dalla vittoria di Rosario Crocetta e dalla conquista di Palazzo dei Normanni da parte del centrosinistra. Nel Pdl, però, serpeggia un cauto ottimismo. I vertici del partito sono convinti che con un sistema elettorale senza preferenze - in cui dovrebbe prevalere il voto di opinione rispetto a quello di apparato - l'anima moderata dell'isola finirà per venire fuori. La conquista del premio di maggioranza al Senato viene considerata alla portata. I sondaggi che circolano sono incoraggianti. Qui il Pdl sarebbe al 27%, PdSel al 22,9%, il Movimento 5 Stelle al 19,8%, la Lista Monti al 16,2% e il Movimento arancione all'11%.
Naturalmente molto dipenderà dalle alleanze. Innanzitutto è stato chiuso l'accordo con il Pid di Saverio Romano che in cambio della presentazione della lista al Senato dovrebbe avere due candidature forti alla Camera e due posti garantiti nel listino del Pdl per Palazzo Madama (i nomi dei papabili, oltre a quello di Romano, sono quelli di Maria Pia Castiglione, senatrice uscente, Rudy Maira e Innocenzo Leontini). Uno schema simile dovrebbe essere utilizzato anche con Gianfranco Miccichè e Raffaele Lombardo, con i quali l'accordo è in dirittura d'arrivo (un comunicato stampa ha rinviato l'ufficializzazione di 24 ore) con la possibilità che i due movimenti corrano insieme sotto l'insegna di Grande Sud.
L'ex governatore - che nei giorni scorsi non era riuscito a trovare l'intesa con il Centro Democratico di Donadi e Tabacci - ha portato avanti la mediazione attraverso i coordinatori Rino Piscitello e Agazio Loiero che si sono confrontati con Raffaele Fitto e Denis Verdini. Ma in realtà a spazzare via le ombra è stato un colloquio «di garanzia» con Silvio Berlusconi. È evidente che, con la composizione del mosaico delle liste autonomiste, le percentuali di vittoria salgono di molto, tanto più che il fronte opposto correrà diviso. La partita siciliana, però, come da tradizione ha molte variabili visto che una cospicua pattuglia di Grande Sud (tra cui Michele Cimino, Riccardo Savona e Titti Bufardeci, ex sindaco di Siracusa ed ex assessore regionale) è transitata nelle fila del Centro Democratico. E, ovviamente, i movimenti dei collettori di consenso hanno effetti rilevanti sul risultato finale.
C'è poi la partita delle candidature Pdl che si annuncia particolarmente delicata per via delle regole (e delle possibili, conseguenti deroghe). In pole-position per un posto a Montecitorio e a Palazzo Madama ci sono il presidente uscente del Senato Renato Schifani, l'ex ministro per l'Ambiente, la siracusana Stefania Prestigiacomo e la senatrice palermitana Simona Vicari. Oltre naturalmente ad Angelino Alfano che potrebbe essere candidato in molti collegi della Camera e sicuramente in Sicilia ci sarà. In bilico c'è Domenico Nania, coordinatore in Sicilia, che avrà bisogno di una deroga. Difficile, però, che un parlamentare del suo calibro possa restare fuori. Stesso problema anche per l'ex ministro Enrico La Loggia, per Antonio D'Alì e per Antonio Battaglia.
In lista per la Camera Sicilia occidentale ci saranno Francesco Scoma, capogruppo all'Ars, Dore Misuraca, Giuseppe Marinello e Alessandro Pagano. Per la Camera in Sicilia orientale l'ex presidente della Provincia di Catania e coordinatore Giuseppe Castiglione, Salvatore Torrisi, Basilio Catanoso, Vincenzo Garofalo e Antonino Minardo. Molti candidati, però, temono che sull'altare dell'accordo con Lombardo e Miccichè possano essere sacrificati posti destinati agli azzurri.
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