Milano Alla fine ce l'ha fatta. E pianta un'altra bandierina, di importanza fondamentale, nella corsa verso le elezioni. Il Cavaliere dà l'annuncio ai cronisti giocando col linguaggio dei Sacri Palazzi: «Habemus papam. All'1 e 30 di notte abbiamo raggiunto l'accordo con la Lega Nord. Io ho firmato per il Pdl e Roberto Maroni per la Lega». Non è un miracolo, ma certo solo un paio di settimane fa la possibilità che il Carroccio entrasse nella coalizione moderata pareva impresa difficile, difficilissima. Un po' come, per rimanere al linguaggio sacro, il famoso passaggio del cammello per la cruna dell'ago. E invece Silvio Berlusconi, già galvanizzato, dalla risalita nei sondaggi, porta a casa un altro risultato importantissimo. Che di fatto cambia anche la prospettiva della contesa nelle urne. Ma che cosa prevede l'intesa? In un'intervista radiofonica a Rtl 102.5 il Cav apre l'uovo delle sorprese: «Dopo tanti anni in trincea potrei anche non fare il candidato premier. Il candidato, ove vincessimo, potrebbe essere il mio successore, Angelino Alfano. Sarò io ad indicarlo, dopo averlo scelto insieme agli altri partiti della coalizione, ma io preferirei fare il ministro dell'Economia». Colpo di scena, dunque. E risposta in tempo reale a Roberto Calderoli che insisteva per lanciare un aspirante primo ministro «più giovane».
Dopo aver silurato le primarie e la costruzione della premiership da parte di Alfano, ora il Cavaliere, inesauribile, lo ripropone sia pure in un contesto ancora fluido. Il passo a lato permette di raggiungere la famosa quadra: Berlusconi è il capo della coalizione moderata, Maroni il candidato unico dell'asse Pdl-Lega per il Pirellone e a questo punto le sue chance di vittoria si fanno più concrete. Di fatto il tema della premiership è stato congelato e si vedrà, se si vedrà, dopo lo spoglio delle schede. D'altra parte una vittoria in Lombardia, oggi possibile, avrebbe ripercussioni sui numeri del Senato e complicherebbe non poco la vita a Pier Luigi Bersani e al Pd.
Ma la pace scoppiata con la Lega non è tutto. Il Cavaliere riserva anche alcune bordate a Mario Monti: «Ho visto le dichiarazioni di Monti di ridurre l'Imu e l'imposizione fiscale. Questa è la realtà vera del personaggio. Ci siamo fatti ingannare - scandisce, sempre ai microfoni di Rtl 102.5 - Monti lo abbiamo visto come un premier dedicato ai rapporti esterni che parla quattro volte al giorno, era un Monti finto rispetto a quello che avrebbe dovuto essere. Lui rientra nella categoria dei professori, prende uno stipendio a fine mese e guarda l'economia dal buco della serratura». Discorso chiuso, dunque: «Io ho una predisposizione al dialogo rimarca il Cavaliere io dialogo con tutti ma la delusione del personaggio è stata talmente grande che non credo ci possa essere possibilità di dialogo». E, già che c'è, Berlusconi smentisce anche le indiscrezioni circolate su una possibile candidatura alla premiership, nientemeno, di Corrado Passera, più o meno in rotta di collisione con Monti. Niente da fare: «Lo escludo nella maniera più decisa», chiude il discorso l'ex premier. Che poi, inarrestabile, si toglie un altro sassolino, il più pesante e problematico: «Ho avuto difficoltà con tutti i presidenti della Repubblica», tutti quelli che hanno preceduto Giorgio Napolitano. «Ma - dice il Cavaliere - ho avuto, con tutto il rispetto per Napolitano, difficoltà enormi anche con lui».
Intanto, il leader della coalizione si prepara alla sfida nell'arena di Servizio pubblico: «Vado da Santoro perché è l'unico che mi ha offerto di andare in prima serata, non ho paura delle domande, non ho niente da nascondere, io sono un guerriero». E il guerriero chiude una giornata lunghissima con un'altra intervista, questa volta a Telelombardia, ospite del talk show Iceberg, dove a una domanda su Giulio Tremonti premier risponde: «È molto intelligente ma difficile. Come ministro dell'Economia è secondo solo al sottoscritto, ma gli manca il talento di tenere unito il gruppo. Meglio Alfano». E Tremonti ha replicato in diretta, a Piazzapulita su La7, con una frecciata: «Manderei Berlusconi al dicastero delle Attività Produttive, così potrebbe dimostrare la sua capacità di imprenditore».
Infine un incidente: l'emittente aveva invitato in un primo momento, fra i giornalisti, anche Gianni Barbacetto del Fatto quotidiano. Ad Arcore però hanno fatto notare che con Barbacetto ci sono state scintille, con strascico di denunce. E così il nome di Barbacetto è stato depennato.
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