Il rischio è che già da questa mattina Berlusconi inizi a rimpiangere la pace e il relax del Kenya. Già, perché dopo sette e passa ore di volo e il rientro in Italia che è già notte fonda, la prima pratica di cui deve occuparsi di buon ora è la sua partecipazione ad Atreju, la festa dei giovani del Pdl che si tiene a Roma. L'ex premier è atteso oggi alle 18.30, il suo nome campeggia sui manifesti sparsi per la Capitale e ieri è pure arrivata la nota di via dell'Umiltà che spiegava le modalità di accredito dei giornalisti per seguire l'intervento del Cavaliere. Semplici informazioni tecniche, visto che l'appuntamento è comunque in agenda, che i più entusiasti hanno voluto leggere come una conferma della sua presenza.
In verità, il Berlusconi che sabato scorso ha lasciato Roma con destinazione Malindi non aveva granché voglia di andare ad Atreju. Difficilmente le cose sono cambiate in questi giorni e tutto si deciderà nel primo pomeriggio di oggi. Chi dà per scontata la sua presenza, insomma, azzarda e basta. Già, perché che l'ex premier sia convinto che non è ancora arrivato il tempo per sciogliere le riserve è ormai superfluo dirlo. Troppe le variabili ancora sul tavolo, da come si evolverà la crisi economica al ruolo che avrà Monti nel 2013 fino all'esito delle primarie del Pd (perché un successo di Renzi cambierebbe completamente lo scenario e probabilmente «rottamerebbe» non solo il Partito democratico ma tutta la politica italiana). Ecco perché Berlusconi preferisce tacere, soprattutto dopo aver preso atto che in questi due mesi low profile il Pdl ha recuperato quasi due punti arrivando nei sondaggi a sfiorare il 22% mentre il Pd non ha fatto che perdere scendendo al 25-26. Insomma, tutto vuol fare l'ex premier fuorché partecipare ad un incontro il cui titolo è «Il destino di un Cavaliere». Un appuntamento in cui la domanda sul «cosa farà domani» è d'obbligo. Domanda a cui non vuole rispondere e ripete da giorni Berlusconi in privato sarebbe «sbagliato rispondere adesso» perché «significherebbe dare un vantaggio ai nostri competitor».
Nonostante ieri sera i tecnici stessero lavorando all'illuminazione del palco come se la presenza di Berlusconi fosse certa, è dunque ancora tutto aperto. Soprattutto dopo che i primi due giorni di Atreju sono stati focalizzati sulla richiesta di primarie nel Pdl. I capannelli dei giovani al Colosseo e i post su Facebook e Twitter parlando chiaro: se Berlusconi vuole candidarsi premier benissimo, purché passi per le primarie. Ci mettono il carico da novanta anche i Formattatori. Affonda il sindaco di Pavia Cattaneo: «Cari Berlusconi, Alfano, Cicchitto, Gasparri, La Russa, Verdini e Bondi, abbiate coraggio e facciamo una cosa di sinistra: le primarie». Una richiesta legittima nel merito ma forse politicamente non troppo lungimirante perché è piuttosto chiaro che se il Pdl vuole davvero provare a recuperare lo svantaggio dal Pd tutto può fare fuorché infilarsi nello scontro fratricida delle primarie. Quello che sta succedendo nel Pd dovrebbe insegnare qualcosa.
Berlusconi lo sa. Ed è per questo che temporeggia. Nonostante l'agitazione interna al partito, nonostante gli ex An sul piede di guerra, nonostante ad Atreju sia più d'uno a minacciare contestazioni (eloquenti alcuni post su Twitter). Perché alla fine - questa è la percezione dei più - la festa del Colosseo resta terreno degli ex An, della Meloni e di Rampelli. Il fronte giovanile che viene da Forza Italia, dunque è rimasto a Fiuggi.
Insomma, se oggi Berlusconi sarà ad Atreju sarà solo per non deludere. Di certo non dirà nulla di definitivo. Non lo farà neanche nel week end, quando è atteso sulla nave da crociera de Il Giornale.
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