La sinistra dà ordini al Pdl Ma arriva l'altolà di Alfano

Letta vuole spaccare il partito: "Chiuso il ventennio berlusconiano, Angelino faccia gruppi autonomi". Il segretario non ci sta: "Nessuna ingerenza, Berlusconi è il leader"

Il premier Enrico Letta intervistato da Maria Latella
Il premier Enrico Letta intervistato da Maria Latella

Roma - Un'entrata a gamba tesa. Che punta a spaccare il Pdl e a colonizzarne la componente filogovernativa ma manca il bersaglio, riuscendo anzi a ricompattare il centrodestra almeno per un giorno. Parole e musica di Enrico Letta: «Si è chiusa una stagione politica - scolpisce il premier a SkyTg24 - mercoledì si sono chiusi vent'anni, in modo politico, con un confronto politico forte. Berlusconi ha chiesto che cadesse il governo e il Parlamento, in sintonia con il Paese, ha voluto che si continuasse. Ho preso un rischio, senza mediazioni, e in Parlamento ho detto che si votasse. Avevo detto che non volevo governare a ogni costo e così è successo». Insomma, Letta incorona da sinistra il suo vice: «Sono rispettoso di quanto sta succedendo nel Pdl, c'è un travaglio vero. Alfano ha assunto una leadership molto forte, è stato sfidato e ha vinto la partita. Ora il Pdl trovi il modo migliore, decideranno loro. Io spingo perché sia chiaro a tutti che non si torna indietro, io non sarei d'accordo. Bisogna andare avanti, i cinque ministri hanno dimostrato di aver scelto una strada chiara, mi fido molto di loro». Un'invasione di campo a cui si aggiunge il consiglio non richiesto di Guglielmo Epifani, segretario del Pd, che a Repubblica dice: «Se Alfano costituisce i gruppi autonomi è tutto più chiaro. Darebbe molta più forza e coesione alla maggioranza».
L'idea di Letta ed Epifani è di fare un'altra semina di zizzania all'interno del Pdl, disaggregando la componente dei lealisti berlusconiani dai sostenitori del governo a cui formalmente ancora appartengono avendo votato la fiducia mercoledì scorso su indicazione del Cav. Il risultato è però un fuoco di sbarramento compatto nel Pdl attorno al proprio leader, dimenticando le differenze ornitologiche tra falchi e colombe. Anche se va detto che la difesa del Cav parte dai cosiddetti «lealisti» e solo dopo qualche ora si fa sentire la reazione di Angelino Alfano, segretario del partito e leader dei cosiddetti «diversamente berlusconiani». «Non accettiamo e non accetteremo ingerenze nel libero confronto del nostro movimento politico», il monito di Alfano. E poi: «Non saranno i nostri avversari a determinare la chiusura del ciclo politico di Berlusconi in quanto il popolo ancora oggi individua in lui il leader di un grande partito e di una coalizione che può ancora vincere».
Parole che dopo giorni di tensioni e faticose ricuciture fanno di nuovo guadagnare al segretario i complimenti dei «lealisti». Basta leggere le parole del capogruppo Pdl alla Camera, Renato Brunetta, di cui secondo alcuni lo stesso Alfano avrebbe chiesto la testa giorni fa: «L'efficace risposta di Alfano a Letta ed Epifani è quella di tutto il Pdl-Forza Italia. Premier e segretario del Pd, con le loro uscite avventate e ingenerose, non potevano fare un regalo più grande e puntuale alle ragioni della nostra unità intorno a Berlusconi». E quelle secche del capogruppo Pdl in Senato, Renato Schifani: «Condivido e sottoscrivo le parole del segretario Alfano. Letta ed Epifani farebbero bene a guardare in casa propria, anziché pontificare e sentenziare in quella altrui».
Musica per le orecchie degli «unitaristi» della prima ora. Come Maurizio Gasparri: «I toni liquidatori di Letta nei confronti di Berlusconi non possono essere accettati da nessuno nel nostro partito. Un conto sono la stabilità dell'Italia e la transizione nel centrodestra. Altro è il cinismo che cancella la storia di un leader e la validità di un percorso del centrodestra». E Altero Matteoli: «È inaccettabile che Letta voglia prendersi il Pdl a pezzi». Il richiamo della foresta nel primo partito del centrodestra è un coro senza stonature. Mariastella Gelmini parla di affermazioni «gravi, irrispettose e autolesioniste» e Sandro Bondi di «giudizi ingenerosi».

Anna Maria Bernini è delusa: «Non abbiamo votato la fiducia per ascoltare da Letta una speranzosa analisi sulla fine di un ciclo, peraltro priva di fondamento». Caustica Alessandra Mussolini: «Invece di mettere il becco in casa altrui, Letta pensi al Circo Barnum che è il Pd. Pensi a governare, se ne è capace». Per ora è stato capace di regalare un giorno di concordia al Pdl.

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