A Massa una bimba cardiopatica in gravi condizioni trasportata d'urgenza verso l'ospedale perde minuti preziosi perché l'ambulanza prende fuoco durante la corsa. Poco dopo il ricovero la piccola muore. A Roma una donna sottoposta ad aborto terapeutico torna a casa ma sta sempre peggio e dieci giorni dopo espelle il feto «in stato di putrefazione» mentre sta facendo la doccia.
Che cosa sta succedendo alla sanità in Italia? Siamo davvero di fronte a un inarrestabile fenomeno di decadenza dei livelli essenziali di assistenza dovuto anche ai tagli ai quali da anni è sottoposto questo delicatissimo settore come dicono medici e operatori sanitari? O si tratta di colpevoli omissioni e negligenze?
Fino a poco tempo fa si dava per scontato che l'Italia fosse divisa in due anche per quanto riguarda l'assistenza sanitaria. Sapere che qualcosa era andato storto in una sala operatoria del Sud (Calabria, Sicilia o Campania poco importava) non destava quasi più scandalo. Crudelmente si dava quasi per scontato. Ma ora anche questi ultimi due casi non riguardano il Mezzogiorno. L'ambulanza è andata a fuoco mentre la piccola veniva spostata dal Lido di Camaiore a Massa ed è deceduta qui nel reparto di rianimazione. E la scorsa estate altri due ospedali toscani sono finiti nell'occhio del ciclone. Ad Orbetello è morta una ragazza di 17 anni per gravi problemi respiratori e a Grosseto un uomo di 76 è deceduto in conseguenza di una trasfusione sbagliata.
Anche il caso di Roma per il quale il sostituto procuratore Carla Canaia ha immediatamente disposto il sequestro della cartella clinica è preoccupante. Prima di tutto perché l'intervento è stato eseguito al San Camillo, una struttura da 3/4.000 parti all'anno dunque, non un piccolo ospedale di quelli considerati «a rischio». Non solo. Un anno fa nello stesso reparto era già avvenuto un caso simile. Per fortuna qui non ci sono vittime ma chiaramente la donna ha rischiato grosso.
Quando si è sentita male si trovava in Toscana ed è stata portata dal marito al Policlinico Gemelli di Roma. Qui è stata subito sottoposta ad intervento dopo che un'ecografia aveva evidenziato come nell'utero fosse ancora presente «materiale abortivo, presumibilmente placenta», come spiega il suo avvocato Piergiorgio Assumma.
In entrambi i casi saranno i magistrati a stabilire se ci si trova di fronte a nuovi casi di malasanità o se invece non è ravvisabile alcuna responsabilità dei medici come ovviamente auspica il direttore generale del San Camillo, Aldo Morrone. «Purtroppo sono eventi avversi che possono accadere in base alla letteratura scientifica», assicura Morrone.
Sempre a Roma poco più di un mese fa in un'altra grande struttura, il Policlinico di Tor Vergata, era morta una bimba di due anni e mezzo in attesa di essere sottoposta a trapianto di midollo.
L'ipotesi è quella di una manovra sbagliata nell'applicazione di un catetere che avrebbe provocato una grave emorragia interna, causa del decesso. Negli ultimi anni i procedimenti penali per casi di presunta malasanità sono aumentati in modo esponenziale anche se spesso si concludono con l'assoluzione dei medici coinvolti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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