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L a pagella della Commissione europea che promuove la legge di Stabilità non va esaltata. Al contrario desta molta preoccupazione. La prima ragione è che essa è un giudizio di Ponzio Pilato. Infatti all'Unione europea (...)
(...) non interessa se l'Italia si sviluppa e si modernizza oppure ristagna con una crescita stentata con alta disoccupazione. Le interessa che l'Italia rispetti i parametri sul bilancio e sul debito pubblico, di cui alle regole di Maastricht. Se facciamo bene o male il compitino europeo è affare di Bruxelles, se facciamo bene o male il compito che riguarda il nostro benessere e il nostro futuro, è un affare nostro: per esempio se il ministro Saccomanni ci farà pagare o meno (come ha annunciato ieri) la seconda rata dell'Imu a dicembre. La seconda ragione per cui questo giudizio di promozione desta molta preoccupazione è che non si tratta di un voto alto, ma del voto minimo. Siamo promossi con la sufficienza, al pelo: destino tipico del governo Letta, che tira a campare.
Per i parametri che rilevano, per la Commissione europea, l'Italia ha rispettato gli impegni e riceve il voto di sufficiente. Per il 2013 il rapporto deficit-Pil è al 3%. Non abbiamo, dunque, superato il livello oltre cui il parametro di Maastricht sarebbe violato. Per il 2014 il nostro rapporto deficit Pil scende al 2,7%: ossia c'è una riduzione graduale così come ci era stato prescritto. Il Ponzio Pilato di Bruxelles, dunque, ci assolve. Ma, attenzione. La sua pagella ci dà un voto che è appena di sufficienza, con l'aggiunta di una nota negativa. Infatti la Commissione europea rileva che mentre nel maggio essa aveva accettato la stima del governo italiano di un deficit al 2,9 nel 2013, ora esso risulta del 3%. Questo 0,1 di differenza, dice la Commissione, indica un rallentamento dello sforzo di correzione. Analogamente, a maggio la Commissione aveva approvato la previsione italiana di un deficit del 2,5% nel 2014. La legge di Stabilità, invece, pone il rapporto deficit-Pil del 2014 al 2,7%. Anche qui, dice la Commissione europea, emerge un rallentamento nello sforzo di correzione del bilancio, dal parte del governo italiano.
Da questa valutazione di Bruxelles emerge anche che mentre passiamo l'esame i problemi di casa nostra si aggravano. La legge di Stabilità e l'azione complessiva del governo Letta sono troppo basati sulla tassazione, poco sul taglio della spesa. E per nulla sulle liberalizzazioni e le altre riforme ai fini della crescita. Bruxelles così corregge verso il basso la stima della crescita del Pil per il 2014 effettuata dal governo, mentre corregge verso l'alto quella sulla disoccupazione. Il governo ha stimato all'1% la crescita del Pil nel 2014, mentre la Commissione europea ribassa questa stima allo 0,7% come ha fatto l'Istat. Dunque, nella vertenza che si è aperta fra il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni e l'Istat, la Commissione europea dà ragione all'Istat. E la disoccupazione per la Ue nel 2014 salirà al 12,4% contro il 12,2 del 2013. Solo nel 2015 scenderà al 12,1% che è comunque un livello altissimo. Questa duplice correzione riguarda gli affari nostri, non quelli di competenza del Ponzio Pilato di Bruxelles.
C'è dell'altro. La Commissione rileva che nel 2014 il rapporto fra il nostro debito pubblico e il Pil salirà passando dal 133 al 134%. Ciò però non è contrario alle regole europee, dal punto di vista formale, perché non si tratta di un aumento dovuto a maggior deficit, ma al pagamento di debiti arretrati della Pa, già a suo tempo iscritti a bilancio. Però la rogna è nostra, perché siamo noi che dobbiamo sopportare il peso del maggior debito. Se il Pil crescesse di più, ovviamente, il rapporto debito-Pil scenderebbe.
di Francesco Forte
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