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"Solo il 5% dei permessi convertiti in lavoro". Piantedosi smonta la propaganda della sinistra sulla protezione speciale

Il ministro dell'Interno inchioda la sinistra ai dati: "Fattore distorsivo delle regole di ingresso e soggiorno". L'ira contro gli sciacalli: "Basta offendere chi salva persone"

"Solo il 5% dei permessi convertiti in lavoro". Piantedosi smonta la propaganda della sinistra sulla protezione speciale
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La sinistra continua a impiegare il proprio tempo puntando il dito contro il centrodestra e sostenendo tesi su un presunto approccio disumano da parte del governo nell'ambito dell'immigrazione. La serie di arrivi sulle coste italiane ha spinto l'esecutivo a lavorare a una stretta che prevede ad esempio lo stop alla protezione speciale in quanto finisce per creare condizioni attrattive. Le balle rosse sono state smentite da Matteo Piantedosi, che con i numeri ha smontato la narrazione sul dispositivo in questione.

La verità di Piantedosi sulla protezione speciale

Il ministro dell'Interno, rispondendo a un'interrogazione al question time alla Camera dei deputati, ha fatto notare che solo il 5% dei permessi rilasciati "è stato convertito in permessi di lavoro". Si tratta di una percentuale molto limitata che, tra le altre cose, mette in evidenza anche "la inidoneità dell'istituto a favorire reali percorsi d'integrazione del migrante nella nostra società". In sostanza diventa un vero e proprio "fattore distorsivo delle regole di ingresso e soggiorno" che prevede il nostro regolamento.

Inizialmente la protezione speciale era considerata un'ipotesi di eccezione, mentre Piantedosi ha voluto sottolineare che da quando è stata istituita "è stata concessa in numero significativamente superiore" se paragonata a quella per protezione internazionale e sussidiaria. La linea del governo è nata dalla volontà di far sì che la protezione speciale non sia "un espediente" per eludere le regole di ingresso e soggiorno sul territorio, ma che torni a essere uno strumento "di tutela piena ed effettiva per le persone che fuggono da reali e oggettive situazioni di pericolo".

Su questo fronte ha citato i dati della Commissione nazionale per il diritto di asilo riferiti al 2022: "Evidenziano che su 58.446 decisioni adottate sono state, al netto di 33.407 decisioni di rigetto, ben 10.506 quelle di protezione speciale, mentre sono state 7.494 quelle riferibili allo status di rifugiato, e 7.039 quelle relative alla protezione sussidiaria".

Lo stato di emergenza

Fin da subito il governo ha chiarito che lo stato di emergenza deliberato non è da intendere come una decisione ideologica, ma come una mossa doverosa alla luce del notevole numero di sbarchi di migranti in Italia. Procedure più rapide e attività di identificazione ed espulsione potenziate sono i principali obiettivi che si intendono perseguire avvalendosi degli strumenti della legislazione emergenziale.

Piantedosi ha rivendicato la scelta, facendo notare che in tal modo si potrà contare su strumenti e procedure adeguate all'afflusso di persone sbarcate sulle nostre coste nei primi mesi del 2023, ovvero "circa il 300% in più rispetto all'analogo periodo dello scorso anno". E ha rimarcato l'importanza di contrastare l'immigrazione clandestina promuovendo canali di ingresso legali per lavoro e corridoi umanitari.

L'ira contro gli sciacalli

Nell'intervento del titolare del Viminale ha trovato spazio anche una bordata all'indirizzo degli sciacalli, che fin da subito hanno approfittato della tragedia di Cutro per scagliarsi contro l'operato del governo. Piantedosi ha rispedito al mittente l'accusa secondo cui sarebbe stata l'occasione per complicare ulteriormente le operazioni di soccorso in mare: "Ritengo si tratti di un'offesa alla professionalità e alla dedizione delle nostre istituzioni deputate al soccorso". Infatti non va dimenticato che dall'inizio dell'anno a oggi sono state portate in salvo ben 21.

988 persone.

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