Politica

"Sono di Forza Italia". Pronta la class action contro il pm Ingroia

Sono migliaia i militanti azzurri che si sentono diffamati. ADERITE ALL'INIZIATIVA: SCRIVETE QUI

Sono di Forza Italia, sono stato di Forza Italia, ho votato per Forza Italia, ho avuto la tessera, sono un simpatizzante, sono un militante. Sono migliaia le mail arrivate al Giornale che contengono frasi come queste. Dovrebbe bastare per ricordare al pm Antonio Ingroia che il partito azzurro ancora nel 2006, prima di confluire nel Pdl, alla Camera fu votato da 9 milioni di italiani.

Ma il magistrato non deve aver riflettuto abbastanza su cosa il partito fondato da Silvio Berlusconi nel 1994 abbia significato per il Paese. La sua intervista che, anticipando quanto contenuto nel suo libro Io so, insinua che la nascita di Forza Italia sia collegata agli interessi della mafia, sottovaluta il radicamento raggiunto dal partito negli anni.
Il successo della campagna del Giornale ne è una prova evidente: per tutta la settimana che si sta per chiudere sono arrivate in redazione una media di mille mail al giorno. Un'adesione massiccia alla causa collettiva con cui sarà chiesto conto in tribunale a Ingroia delle sue affermazioni su Forza Italia, affermazioni che, per sua ammissione, non sono provate.

Il conto alla rovescia per mettere a punto l'atto di citazione di Ingroia è agli sgoccioli. L'avvocato Liborio Cataliotti, che ha accettato di patrocinare l'azione legale collettiva, sta valutando le frasi «incriminate», il danno potenziale alla reputazione dei militanti del partito per arrivare a una richiesta di risarcimento danni che il Giornale intende versare alle vittime degli errori giudiziari e alle vittime della mafia.

L'incredibile afflusso di mail, il numero di persone che si è sentita diffamata è così ampio da costituire esso stesso una prova che le parole di Ingroia sono risultate diffamatorie per migliaia di militanti del partito.

La maggior parte dei messaggi riporta lo slogan suggerito dal Giornale, «Sono di Forza Italia, non sono mafioso, Ingroia mi diffama. E io lo cito in giudizio». Molti, invece, hanno anche raccontato come le frasi di Ingroia contrastino con la propria esperienza di militanza nel partito azzurro. Molti raccontano di un impegno politico al fianco di persone che con la mafia non hanno nulla a che fare. «Come può un magistrato dire certe cose così alla leggera, senza alcuna prova?», si chiedono molti degli autori delle mail inviate al Giornale. E per questo vogliono che Ingroia ne risponda in tribunale.

Le firme sono in realtà di più di quelle riportate sul Giornale, tanti non hanno firmato per esteso o in modo completo e non è stato possibile includerli nell'elenco. Ma la causa varrà anche per loro. E visto che continuano ad arrivare mail, da oggi le firme verranno pubblicate via internet, sul sito www.ilgiornale.

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