Sono i cinque mesi in cui tutto cambia. Cambia il governo, con la caduta del premier Silvio Berlusconi e Mario Monti alla guida dell’esecutivo dei tecnici. E cambia la Lega, unico partito che sceglie di stare all’opposizione prima di franare su se stesso, travolto dall’inchiesta-madre di Reggio Calabria, eppoi di Milano e Napoli sugli spericolati investimenti all’estero e sulle spese della famiglia Bossi sostenute dalla cassa di via Bellerio. Ecco, in questi cinque mesi accade qualcosa di strano. E lo raccontano gli ultimi, clamorosi sviluppi delle indagini della Dia e dei magistrati reggini. Perché da ottobre del 2011 al febbraio scorso, Francesco Belsito - l’ex tesoriere del Carroccio, il personaggio a partire dal quale si è consumata una storica epurazione all’interno dei lumbard - avrebbe avuto la disponibilità dei tabulati dei cellulari privati intestati al ministro (uscente) Roberto Maroni. Il leader in pectore dei nuovi padani, il «barbaro sognante» che a colpi di ramazza ha messo all’angolo persino il Senatùr Umberto Bossi e che in vista del congresso di domani gli manda a dire che «non mi interessa un ruolo da segretario dimezzato», era spiato dal piccolo contabile genovese che aveva scalato le gerarchie del partito, fino a entrare nelle grazie del Capo. E che - stando alle accuse dei pm calabresi - aveva stretto legami anche con la ’ndrangheta.
E così a Belsito - già sotto inchiesta per appropriazione indebita, truffa e riciclaggio - ora vengono contestati due nuovi reati: violazione della privacy e accesso abusivo a un sistema informatico. Ma non è da solo. Rispondono delle stesse accuse anche un investigatore privato (che come riportato dal Giornale e dal quotidiano la Repubblica lo scorso 5 giugno aveva fornito a Belsito la registrazione di una conversazione con la rappresentante di un’associazione genovese impegnata a denunciare i presunti affari sporchi dell’ex cassiere), un agente di polizia e un dipendente di un gestore di telefonia. Secondo gli inquirenti, Belsito avrebbe così avuto cognizione diretta e quotidiana dei contatti riservati e personali di Maroni, e in una fase particolarmente delicata. Quando, cioè Pdl e Lega stanno decidendo le strategie da adottare di fronte alla crisi di governo, quando si fa strada l’ipotesi di un ticket Alfano-Maroni per il dopo Berlusconi, e quando - siamo tra il dicembre del 2011 e il gennaio del 2012 - lo scandalo degli investimenti sospetti del Carroccio comincia a venire a galla. Ma non è finita. Stando agli ultimi risultati dell’indagine calabrese, a Belsito sarebbe stata offerta anche la possibilità di «taroccare» i tabulati di Maroni, modificando gli orari delle telefonate e degli invii di sms, e creando falsi contatti. Un’operazione di inquinamento che eventualmente le Procure avrebbero potuto smascherare solo al termine di complesse indagini informatiche, quando ormai il danno era fatto. A che scopo? Per capire le mosse dell’allora numero due della Lega, o - scenario ancora più preoccupante ipotizzato dagli inquirenti - per ricattare l’ex ministro e avere della merce «sporca» da offrire in pasto ai giornali al momento della resa dei conti interna al Carroccio. Ma quel che più inquieta è la possibilità che copia di quei tabulati, con quei contatti personali, possa essere ancora in circolazione.
A poche ore dal congresso federale di domani, Maroni lancia due avvisi ai naviganti. Il primo, rivolto al governatore lombardo Roberto Formigoni. «Quando dico che sarà difficile arrivare al 2015 non è per le vicende giudiziarie, ma perché ci sono ragioni di opportunità che vanno oltre. Un avviso di garanzia non è sufficiente per far cadere un governo che ha amministrato bene».
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