Squadra ancora in alto mare. Troppi veti sui dicasteri chiave

Alfano verso il doppio ruolo di vicepremier e ministro dell'Interno. Monti non ci sarà. Ipotesi Vietti alla Giustizia. Corsa a tre per l'Economia, Rossi (Bankitalia) in vantaggio

Squadra ancora in alto mare. Troppi veti sui dicasteri chiave

Roma - Sul risiko del governo l'affare si complica: dal Pd arriva il veto su Renato Brunetta. E partono i mal di pancia Pdl che vuole dicasteri «forti». Rabbia che sgorga in un summit fiume e teso. Il Pd non sta meglio: ambizioni personali si mischiano al volontà di dare rappresentanza alle tante tribù piddine. Il niet su Brunetta non fa piacere al Cavaliere che vorrebbe il suo uomo forte nell'ingranaggio clou del Palazzo. Su Angelino Alfano s'è pure ragionato sull'ipotesi che lo stesso faccia sia il vicepremier sia il ministro dell'Interno.

L'attuale capo del Viminale, Anna Maria Cancellieri, è in calo. Si privilegiano i politici ai tecnici per blindare l'esecutivo. Con qualche eccezione. La casella dell'Economia vede sempre in corsa Fabrizio Saccomanni, Salvatore Rossi e Giuliano Amato. Tutti apprezzati da Napolitano, l'uomo destinato a mettere la parola «fine» ai veti contrapposti nelle caselle chiave. A tarda sera pare tutto bloccato sebbene paiono sciogliersi le riserve per il ministero dello Sviluppo economico, assegnato a Stefano Fassina. In calo le chances di Luciano Violante alla Giustizia e pure quelle di Paola Severino che tornerebbe volentieri al suo avviato studio legale. Salgono le quotazioni dell'attuale vicepresidente del Csm, Michele Vietti anche se non è tramontata l'opzione di Franco Gallo, attuale presidente della Consulta. Per il ministero degli Esteri non sembra neppure giocarsi il derby tra Massimo D'Alema e Mario Monti. Il premier si sfila. D'altronde non ha mai nascosto di apprezzare un ruolo in Europa e nel 2014 sarà in scadenza Herman Van Rompuy, oggi al vertice del Consiglio europeo. Ora potrebbe spuntare Giampiero Massolo, potente uomo cardine della Farnesina.
Quasi fatta per Dario Franceschini, in pole per la Difesa, così come regge la candidatura di Ilaria Borletti Buitoni alla Cultura. Ma i giochi potrebbero riaprirsi perché l'incastro è complicato. L'Istruzione è nelle mire del Pd che potrebbe avanzare il nome di una sua giovane: Mariachiara Carrozza. Anche il Pdl rivendica il dicastero per lanciare Maurizio Lupi e Maria Stella Gelmini.

In discussione c'è anche la poltrona delle Politiche europee. Calano le quotazioni di Enzo Moavero Milanesi e salgono quelle di Mario Mauro. Anche se i due sono tallonati da Anna Maria Bernini. La quale gareggia per una «corsa in rosa» assieme alle colleghe di partito, Maria Stella Gelmini, Mara Carfagna e Beatrice Lorenzin. La Gelmini si contende l'Istruzione con Maurizio Lupi; la Carfagna potrebbe andare alle Pari opportunità o alla Coesione territoriale dove però è forte la posizione di Graziano Delrio; mentre la Lorenzin è quotata per i Rapporti con il Parlamento.

Non è escluso poi lo spacchettamento del ministero guidato da Elsa Fornero. In questo caso, la sinistra ambirebbe a piazzare Guglielmo Epifani al Welfare e o Filippo Bubbico o Sergio Chiamparino al Lavoro. All'Ambiente, oltre a Ermete Realacci, buone chances vengono date al montiano Benedetto Della Vedova mentre pare già assegnata la casella delle Riforme a Gaetano Quagliariello.

Complicata pure la partita dei sottosegretariati che coadiuvano i ministri.

Come sottosegretari a Palazzo Chigi restano alte le quotazioni di Francesco Boccia e di Riccardo Nencini, mentre la new entry è rappresentata dall'attuale ministro della Pubblica amministrazione del governo Monti, Filippo Patroni Griffi.

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