Roma - Le larghe intese sono finite, la fiducia alla Stabilità passa solo a tarda notte - e dopo una bagarre procedurale che ha fatto slittare a mezzanotte l'inizio della votazione - e senza i voti di Forza Italia. «Il testo della legge di Stabilità è irricevibile, le nostre richieste sono state ignorate, noi ci tiriamo fuori dalla maggioranza. Ora Letta guida un governo di centrosinistra». Renato Brunetta e il suo omologo al Senato, il neo-capogruppo Paolo Romani, convocano una conferenza stampa per annunciare ufficialmente il passaggio all'opposizione e chiudere la travagliata stagione della coabitazione di governo con il Pd. Uno strappo che consegna ufficialmente al Nuovo Centrodestra il testimone e il ruolo di stampella del governo Letta. «Le larghe intese sono finite», spiega Brunetta. «Siamo pronti a passare all'opposizione. Questa legge è solo per la stabilità delle poltrone». «Non ci sono più le condizioni per proseguire nella collaborazione con questo governo», rilancia Romani. «Ci siamo sentiti emarginati, buttati fuori dalla maggioranza, ma abbiamo continuato a inseguire il governo nella ricerca di un confronto», spiega. «Ma il maxiemendamento alla legge di Stabilità è assolutamente irricevibile». «Abbiamo un grande rammarico, sulla politica economica siamo di fronte a un totale fallimento - continua Brunetta - questa legge di Stabilità è sbagliata, costruita male e discussa peggio, anche in ragione della mancanza di confronto che il governo ha dimostrato nei confronti della parte più rilevante della sua maggioranza insieme con il Partito democratico. Per quanto ci riguarda le larghe intese sono finite». E ancora: «Forza Italia non voterà la fiducia sulla legge di Stabilità: non sono state accolte le richieste avanzate su casa, Iva, concessioni demaniali, circolazione del contante, sicurezza».
Resta da stabilire cosa ne sarà ora del governo e se il presidente del Consiglio dovrà prendere atto dei mutati equilibri all'interno della sua coalizione e compiere un passaggio formale. «Se qualcuno pensa che Forza Italia sia irrilevante per la maggioranza di larghe intese si sbaglia di grosso» dice Romani. E Brunetta aggiunge: «Il governo delle larghe intese è finito, chiamatelo delle piccole intese, di sinistra, di centrosinistra». E a chi gli chiede se ora il presidente del Consiglio, Enrico Letta, debba salire al Quirinale per un atto formale, risponde: «Sarebbe opportuno, per prassi. Noi per correttezza istituzionale abbiamo comunicato la nostra posizione al capo dello Stato». Una tesi, quella delle dimissioni e di un reincarico respinta da Dario Franceschini che fa sapere che «sarà il voto sulla legge di stabilità a verificare la fiducia». Ma questo per Brunetta non può essere sufficiente. «Non basta. Questo voto di fiducia sarà, infatti, il voto su un singolo provvedimento e non sul governo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Dario Franceschini, la fa un po' troppo facile. Il governo dovrà prendere atto, nelle forme che riterrà più opportune, del fatto che, dopo l'uscita di Forza Italia, è cambiata la natura stessa del governo Letta-Alfano». Di fronte all'affondo di Forza Italia, il leader di Ncd ribadisce la sua piena fedeltà al governo. «Avevamo visto giusto, avevamo visto lontano. Sapevamo che sarebbe finita così e adesso siamo alla cronaca di un esito ampiamente annunciato» dice Alfano. «Avevamo detto e ripetiamo che è sbagliato sabotare il governo e portare il Paese al voto, per di più con questa legge elettorale, a seguito dell' ingiusta decadenza del presidente Berlusconi. La legge di Stabilità, che non aumenta le tasse ed è migliorabile alla Camera, però, è diventata una scusa». In serata la discussione. E la bagarre scoppiata al termine delle dichiarazioni di voto. A far esplodere lo scontro, l'annuncio di alcune correzioni formali al maxi-emendamento.
La Lega ha chiesto una sospensione della seduta, Gal e Fi si sono opposti al voto di fiducia immediato, persino il Pd Ugo Sposetti ha invocato il voto sul testo corretto. Ma il presidente Grasso ha posto in votazione per alzata di mano le correzioni e dato il via al voto di fiducia poco dopo la mezzanotte.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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