La stanchezza di Monti

Italiani e mercati non lo amano più. Segni di nervosismo dal Colle. E la riforma del lavoro slitta per il ponte

La stanchezza di Monti

Meno sette giorni al voto amministrativo, primo test elettorale nell’era governo tecnico. In queste ore le parole della politica sono inquinate dalla campagna elettorale, affrontata senza entusiasmo da partiti provati dall’anomalia della situazione nazionale. Non sempre si dice ciò che si pensa e si tace sulle reali intenzioni. La mamma di tutte le domande, cioè se il governo cadrà a ottobre o se si arriverà a fine legislatura, resta senza risposte certe.
Ieri Silvio Berlusconi ha rinnovato a Giorgio Napolitano la lealtà del Pdl al governo del presidente non senza ribadire alcuni paletti: stop a nuove tasse innanzitutto. Si deve poi mettere un argine all’ennesima offensiva politica dei pm (si è tornati a parlare di una legge che regoli la diffusione delle intercettazioni telefoniche e di atti giudiziari coperti dal segreto). Si dice che al Quirinale non tiri una bell’aria e che Napolitano sia molto nervoso. Il governo dei miracoli si sta impantanando, Monti appare personalmente stanco, l’ingloriosa bocciatura dei mercati e della finanza al suo (non) operato gli brucia più di una sfiducia parlamentare, la sua iniziale forza propulsiva è al lumicino.
Il presidente della Repubblica, dopo gli osanna di novembre, si è ridotto a litigare con il comico Grillo, segno che le cose proprio non girano come il Colle aveva immaginato. Più che antipolitica servirebbe ora un ritorno di politica. Tocca al Pdl trovare la soluzione, pena pagare dazio per sostenere l’insostenibile.

Con la Lega quasi dimezzata da scandali veri o presunti, con Bossi sempre più isolato e in difficoltà («lui sapeva tutto» dichiarazione attribuita al cassiere Belsito), l’asse del Nord, architrave del centrodestra, è ormai un ricordo. Forse, per sbloccare la situazione, è arrivato il momento di rimettere sul tavolo con forza la proposta di una nuova legge elettorale. E chissà che non se ne sia parlato già ieri, negli ovattati saloni quirinalizi.

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