Stangata da 1 miliardo sui dividendi di società e imprenditori

Forza Italia insorge: "È una doppia tassazione degli utili". Assoholding: "Colpirà gli investimenti"

Stangata da 1 miliardo sui dividendi di società e imprenditori
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Spunta un aumento del prelievo sui dividendi destinati a società, imprenditori ed enti residenti con partecipazioni inferiori al 10 per cento. Secondo quanto emerge dal testo della manovra bollinato dalla Ragioneria di Stato, il gettito atteso da questa nuova misura è di 983 milioni di euro il prossimo anno, per poi salire a oltre un miliardo dal 2027 in poi. Attualmente, questo particolare tipo di dividendi godevano di un regime di sostanziale esclusione per evitare una doppia imposizione dell'utile (solo l'1,2% della cedola viene pagato come imposta). Se questa riforma vedesse l'approvazione definitiva del parlamento, invece, se la partecipazione è inferiore al 10% si pagherà l'Ires (l'imposta sul reddito delle società) sul 100% del dividendo: in soldoni, tutti coloro che rientrano in questa categoria passeranno da un prelievo dell'1,2% a un ben più corposo 24 per cento. Nelle fila della maggioranza, c'è fibrillazione in Forza Italia che «esprime forte contrarietà alla modifica proposta in materia di tassazione dei dividendi contenuta nell'articolo 18 del disegno di legge di Bilancio 2026».

Secondo quanto si legge in una nota che porta la firma di Maurizio Casasco, responsabile del dipartimento economia del partito azzurro, «l'introduzione di una partecipazione minima del 10% per poter applicare l'esclusione dalla base imponibile del dividendo percepito, non solo comporta un aumento abnorme della tassazione ma genera una doppia tassazione sugli utili con effetto negativo sugli investimenti e la competitività del nostro sistema imprenditoriale. Non si può confondere un regime - quello del dividend exemption introdotto con la riforma Ires del 2003 - volto a garantire la neutralità fiscale lungo le catene partecipative, come una agevolazione e intervenire per fare cassa. Si tratta di un grave arretramento rispetto ai principi di coerenza e stabilità del sistema tributario italiano».

Tante le vittime illustri che potrebbero finire sotto alla tagliola di questa nuova tassa. Per fare alcuni esempi, potrebbe essere colpita l'Unicredit di Andrea Orcel che ha partecipazioni in Mediobanca e Generali inferiori alla soglia del 10 per cento. Allo stesso modo Banco Bpm (con il suo 4,4% in Mps) potrebbe finire nel radar della nuova imposizione all'incasso della cedola. Così come imprenditori molto noti come Francesco Gaetano Caltagirone (che rientrerebbe almeno per la sua quota in Generali) o la famiglia Benetton, anch'essa tra gli altri presente nell'azionariato della principale compagnia assicurativa italiana.

«Rappresenta una rottura rispetto ai principi su cui si fonda la nostra architettura tributaria», ha sottolineato Gaetano De Vito, presidente di Assoholding, in merito al disegno di legge della manovra di Bilancio 2026. «Si tratta di un intervento che, pur apparendo tecnico, avrebbe conseguenze strutturali sull'intero sistema economico».

Il colpo sarà più duro in

particolare sulle «holding di investimento, le società veicolo e le Pmi organizzate in gruppi - riducendo la capacità di reinvestire utili, di consolidare la crescita e di sostenere la competitività sui mercati internazionali».

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