Il semestre italiano di presidenza della Ue si apre tra le difficoltà del governo a Bruxelles, con l'offensiva di Germania e di parte delle istituzioni europee. E con una buona notizia a Roma: l'attuazione del decreto Irpef con il via alla garanzia dello Stato per la cessione dei crediti Pa per 13 miliardi di euro. Ieri il ministero dell'Economia, anche per rispondere alla nuova procedura di infrazione già aperta dalla Ue, ha accelerato con il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione verso i privati, con la pubblicazione del decreto attuativo sulla garanzia dello Stato per la cessione da parte dei fornitori dei crediti certificati alle banche, o in ultima istanza alla Cassa depositi e prestiti. Lo Stato potrà fornire garanzia ad operazioni per oltre 13 miliardi di euro.
Notizia arrivata ieri sera al termine di una giornata dura per il ministro dell'Economia, alle prese con il primo Eurogruppo della presidenza italiana della Ue. Pier Carlo Padoan al termine della riunione con i ministri economici dell'area ha detto che è stato «un inizio incoraggiante». Ma dalla Germania e dalle istituzioni europee continuano ad arrivare segnali che fanno pensare a tutto tranne che a una nuova stagione. Ieri l'Italia ha incassato solo un cauto appoggio della Francia, con il presidente François Hollande: «Ogni Paese, inclusa la Francia, deve rispettare gli impegni, ma vanno usati tutti i margini, tutta la flessibilità per chi è impegnato nella riforme». Per il resto si sprecano segnali di sfiducia e inviti a non cambiare i patti.
C'è «accordo sulle priorità» del semestre italiano Ue cioè «più integrazione del mercato, riforme e investimenti strutturali», ma «divergenza sulle misure necessarie» per raggiungerle, ha riconosciuto il ministro. Il tema-tabu resta quello della flessibilità nei limiti europei sui conti degli Stati membri.
Il benvenuto del presidente dell'organismo dell'area euro, Jeroen Dijsselbloem, non è stato dei più benevoli. «C'è margine di manovra, ma - ha detto - solo sulla base di riforme attuate e non soltanto promesse». Per il ministro delle Finanze tedesco Wolfang Schaeuble chiedere politiche per la crescita «non deve essere un pretesto o una scappatoia». Diffidenza teutonica e non è difficile capire a quale paese sia rivolta. Sui patti tutto, per il momento resta come è, ha concluso il ministro tedesco.
La strategia itailana, per il momento, è di aspettare l'autunno, sperando che, quando i governi avranno presentato all'Ue i loro bilanci, si possano aprire spiragli. Ma per il resto il semestre italiano si apre all'insegna delle rassicurazioni sull'affidabilità dell'Italia. La sostenibilità del debito italiano, ha spiegato il ministro al termine dell'Eurogruppo, «è fuori discussione, le nostre finanze sono tra le più sostenibili dell'Ue, questo non lo dico io, ma la Commissione». Bisogna «continuare a fare calare il carico fiscale che in Italia è molto elevato», ma «compatibilmente con gli spazi di bilancio che ogni paese ha a disposizione». Parole che servono a rassicurare i rigoristi, più che a una svolta.
Oggi, oltre all'Ecofin, vertice tra i ministri economici di tutta l'Unione europea, ci potrebbe anche essere una coda della polemica tra il premier Renzi e il capogruppo del Ppe all'Europarlamento Manfred Weber.
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