Davanti a questo bambino si sente molto la mancanza di Salomone.
La sentenza (di condanna o di assoluzione? Non è chiaro) arriva fuori tempo massimo.
Quando sulla vicenda è calata l'indifferenza. Piuttosto l'indifferenza che la rassegnazione.
Credo che siano passati tre anni da quando il signor Pinault, che ha acquistato palazzo Grassi per tenervi chiuse le tristi opere raccolte nella sua vita di venditore e collezionista, aprì al pubblico le porte del suo museo alla Punta della Dogana a Venezia, letteralmente alla punta della Dogana, e aggiungendo ai musei di Venezia questo bellissimo spazio rianimato da un esemplare intervento architettonico di Tadao Ando.
Un progetto intelligente e sobrio, con una sola civetteria, credo più di Pinault che di Ando. Proprio sulla punta, come una ballerina, in bellissimo marmo di Carrara, un adolescente (di dimensioni più grandi del vero), che tiene in mano una rana.
Una riedizione agile e classicheggiante del soggetto caravaggesco (Fanciullo morso da ramarro) nell'interpretazione dell'artista d'Avanguardia Charles Ray, qui restituitosi all'Accademia.
Un «gesto» tutto sommato rispettoso se si pensa alla consuetudine delle provocazioni tipiche degli artisti cari a Pinault ma, non di meno, la scultura, così in vista, fece parlare. Ad alcuni piacque, altri protestarono, per molti fu indifferente. Più che altro un caso di carta. Di tanti orrori che io ho visto, non fu certo questo a sembrarmi, anche per la sua natura mobile, irreparabile. Mi sforzavo un po' a capire l'ira di Renato Brunetta che invocava anche il mio intervento.
La scultura, protetta la notte da un box di cristallo per non essere rubata o sfregiata, era costantemente vigilata da una guardia. Nelle dimensioni e nella posizione aveva preso il posto di un lampione.
Scelsi di non intervenire, nel tempo in cui potevo occuparmene direttamente, essendo sovrintendente di Venezia. E così fece la mia collega sovrintendente dei monumenti, Renata Codello. Non registrammo lo scandalo.
Ma probabilmente qualcuno, come accade, aveva adito all'autorità giudiziaria, la quale studiata la questione, ha scelto il lampione e ha dato l'ordine, non si sa se perentorio ed esecutivo, di rimuovere la bianca statua del fanciullo ignudo e di ripristinare la situazione poante.
Ha vinto il lampione. Hanno vinto i conservatori di una Venezia immobile. Hanno vinto i Bonami che non tolleravano le sculture di Botero sui pontili.
Non so che dire. E Venezia non ci ha né perso né guadagnato.
Per una volta che uno scultore, pronto a tutto, aveva fatto una scultura
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