Stop dell'Europa alla morte di Stato

La vittoria dei genitori: no all'eutanasia decisa dai giudici francesi per l'uomo da 6 anni in stato vegetativo

Stop dell'Europa alla morte di Stato

La morte (ma anche la vita) alla stregua di un ascensore da bloccare al piano desiderato. La vita (ma anche la morte) di Vincent Lambert ormai assomiglia terribilmente alla cabina di un elevator impazzito in cui l'altroieri il Consiglio di Stato d'oltralpe ha autorizzato a spingere il pulsante dell'«ultimo piano» (quello della morte): decisione però smentita ieri dalla Corte europea dei diritti dell'uomo che ha disposto che si schiacci il pulsante del «primo piano» (quello della vita). Fuor di metafora, non si chiude in Francia la battaglia giudiziaria (ma dagli enormi risvolti etici) sul «caso Lambert», l'uomo da 6 anni in stato vegetativo per il quale - appena 48 ore fa - il Consiglio di Stato aveva chiesto «l'interruzione di alimentazione e idratazione artificiali». La Corte europea dei diritti dell'uomo ha invece chiesto, con procedura urgente, di «interrompere l'esecuzione del provvedimento» e di «continuare a mantenere in vita» l'infermiere trentottenne che dal 2008, dopo un incidente di moto, è in una condizione non reversibile, secondo le perizie mediche. In tutto ciò si inseriscono tre volontà contrapposte: Vincent, favorevole all'eutanasia; la moglie di Lambert d'accordo col marito: i genitori di Vincent contrari a staccare la spina del figlio. E sono stati proprio la mamma e il papa del 39enne tetraplegico a rivolgersi alla Corte europea ottenendo che la procedura della «dolce morte» venisse stoppata. E così, dopo la decisione dei massimi giudici amministrativi favorevole all'«interruzione dei trattamenti», ecco formalizzata la «sospensione della sentenza per la durata della procedura avviata». Insomma, tutto e il contrario di tutto. Come si evince da una lettera «riservata» scritta dalla Corte europea al Governo francese e finita, «riservatamente» sui principali quotidiani francesi. In punta di fatto - e di diritto - la Corte europea interviene nel quadro di una procedura che gli permette di imporre agli Stati alcune misure urgenti e provvisorie, a titolo eccezionale, in caso di «rischi reali di danni gravi e irreversibili» per gli interpellanti.

La Corte europea, le cui decisioni possono arrivare anche dopo molto tempo, ha precisato che il «dossier Lambert», vista la particolare situazione, sarà trattato come priorità. Vengono così parzialmente bypassate alcune delle polemiche che ieri hanno animato l'inevitabile «dibattito». «Non è accettabile che sia un giudice a decidere della vita e della morte di un uomo - avevano commentato con fin troppa veemenza Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell'Associazione Scienza & Vita -. Non è accettabile che l'amore di chi assiste sia bollato come “ostinazione irragionevole“, non è accettabile che sia la cultura dello scarto a dominare il sentire comune. Per tutte queste ragioni sosteniamo il diritto di Vincent Lambert a vivere». Su un punto però Sidoni e Coviello avevano ragione. Ed è lì dove sottolineano come «nel caso Lambert lo strazio è ancora più grande, perché oppone la moglie ai genitori in una drammatica competizione sulla sopravvivenza di un uomo».

Il tutto nello stesso giorno in cui, sempre in Francia, è stato assolto Nicolas Bonnemaison, il medico francese accusato di avere praticato l'eutanasia su 7 pazienti in fin di vita. Ben venga dunque la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo che lascia il tempo alla riflessione, nella consapevolezza che lo Stato ha l'obbligo di tutelare i propri cittadini più fragili.

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