Qualcuno si nutre ancora di carne di cavallo. E al macello stavano già aspettando un castrone di quattro anni e una femmina di cinque, due trotter di San Siro indesiderati dal loro vecchio proprietario. Ma all'ultimo minuto sono stati salvati, in barba a chi li voleva trasformare in bistecche, come i condannati a morte graziati in extremis. Una mano amica li ha adottati facendoli scampare da una morte assurda e ingiusta.
È dunque una storia a lieto fine quella che vi raccontiamo e sono in molti ad aver tirato un sospiro di sollievo. Come il nostro direttore, Vittorio Feltri. Lui, appassionato animalista si era reso immediatamente disponibile. Appena gli avevano riferito la triste situazione dei due quadrupedi, ha accettato di accoglierli senza indugi. Toccava il cuore pensare a due testimoni di un periodo magico delle corse milanesi, malnutriti, trascurati, chiusi senza scampo in box angusti che guardano il muro di cinta della città. Quasi dimenticati. E forse, senza l'aiuto di una volontaria che comprava di tasca propria del cibo per loro, non se la sarebbero cavata.
Già, i cavalli sono un lusso che ormai molti non si possono più permettere. E alle scuderie, il proprietario dei due animali chiedeva 700 euro per sbarazzarsene. Pochi spiccioli per due esemplari da corsa, tanti soldi per chi non ne ha. Così è scattato il tam-tam di soccorso. E la gara di generosità è partita. Sul sito «Sos portali equidi» sono state tante le richieste di adozione e in molti hanno aderito alla colletta necessaria a rilevare i cavalli. «Abbiamo ricevuto almeno una cinquantina di telefonate - spiega una volontaria - Alcuni hanno donato somme di danaro, altri hanno offerto il loro van per il trasporto, altri equipaggiamento e cibo».
Alla fine, l'Associazione ha raggranellato 350 euro per rilevare il castrone, mentre gli altri 350 euro per la femmina li ha scuciti direttamente il suo nuovo padrone, che ha battuto sul tempo anche il nostro direttore informato un po' in ritardo di quanto avveniva al centro allenamento del trotto. Così ora i cavalli «miracolati» sono vivi e già usciti con le proprie zampe dalla loro vecchia casa: uno starà fuori Milano, in una bella proprietà, l'altro è già nelle Marche coccolato dal suo nuovo compagno di sella. A loro è andata bene.
Ma ci sono proprietari che non si fanno troppi scrupoli sul destino degli animali. E firmano il certificato in cui «Non sono contrari» al macello e lo consegnano alle Asl per trasformare il cavallo del cuore in carne molto ricercata. Per fortuna questa non è la regola almeno a Milano. Al trotto assicurano che il 95% dei proprietari o allenatori non mandano al macello i loro animali. E ad oggi quasi tutti i cavalli del centro di allenamento sono stati trasferiti in altre sedi.
Sono poco più di trenta quelli che stazionano ancora in quelle scuderie. Ma, tempo dieci giorni, anche loro dovranno andarsene.
Il gruppo Snai, società che gestisce l'ippica milanese attraverso la Trenno srl, non accetta più proroghe.
E i cavalli se ne andranno verso una nuova vita, si spera migliore. Non affatto scontato che sia così.
A volte questi animali finiscono al Sud italia dove prosperano le gare private o clandestine, dove nessuno si preoccupa del benessere del cavallo.
E, quando l'animale stenta a gareggiare, viene consegnato al macellaio. Per la sua ultima corsa verso la morte.
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