Davide Traxler, amministratore delegato di Chopard Italia, marchio noto nell'orologeria di alta gamma, che cosa vi ha lasciato in eredità un anno di «montismo»?
«In Italia - risponde il responsabile in Italia della maison - è stato un anno difficile, anche per il tono diffamatorio, sgradevole, di accusa nei confronti di chi utilizza i beni di lusso. Farmacisti, tassisti e gioiellieri sono stati additati come i colpevoli di tutti mali del mondo. E soprattutto si dimentica che le aziende del lusso producono in Italia e dunque danno lavoro a migliaia di persone, muovono il pil».
Una sorta di «caccia alle streghe»?
«Questa politica ha fatto paura a tutti. Ci paragona alla Grecia mentre noi siamo l'ottava economia più importante del mondo. La somma tra debito pubblico e debito privato, ha ricordato ultimamente il Financial Times, ci pone tra i Paesi con una minore esposizione finanziaria. Eppure le politiche adottate finora non hanno fatto altro che scoraggiare i consumi».
Quindi lei non punta il dito contro l'aumento dell'Iva, contro l'Imu, il superbollo sulle auto di grossa cilindrata e sull'aumento delle tasse per le imbarcazioni?
«Il problema non sono le tasse, ma terrorizzare chi ha la barca. Conosco persone che rinunciano alla vacanza sulla propria imbarcazione per non essere esposte ai controlli a tappeto della Finanza. Conosco imprenditori che hanno venduto le loro automobili di lusso per timore di essere insultati dalla gente quando si fermavano in un posto. Tanto si sa che 28mila barche sono già fuggite».
La sua azienda quanto ne ha risentito?
«Nel mese di marzo il calo di fatturato oscillava tra il 30 e il 60%, poi ci siamo ripresi grazie al periodo estivo e soprattutto ai turisti stranieri. Certo, se si continua a inseguire gli arabi o i cinesi fino alla frontiera per tassarli e far pagare loro l'Iva, andranno a fare shopping a Parigi alle Galèries Lafayette».
E quindi, alla fine, i clienti esteri hanno controbilanciato i minori acquisti di quelli italiani?
«Il nostro fatturato dovrebbe essere aumentato del 5% nel 2012. Anche perché abbiamo investito sugli spazi espositivi triplicando la superficie del nostro punto vendita milanese. La nostra scelta di restare in Italia mentre i nostri concorrenti, visto il clima ostile, si sono spostati in Francia o in Svizzera, alla fine ci ha premiato».
Sta lanciando forse un messaggio politico contro l'Europa del rigore e delle tasse?
«Tutt'altro. Dico che Chopard è un'azienda europea che continua a investire in Europa. Non abbiamo posizioni o propensioni politiche. Abbiamo solo fatto notare che il sistema del lusso non merita penalizzazioni.
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