Stupefacente Nichi: più droghe per tutti

Vendola: aboliamo la Fini-Giovanardi sulle sostanze leggere. E uno sgrammaticato Bersani scrive agli elettori

Il leader di Sel, Nichi Vendola
Il leader di Sel, Nichi Vendola

Roma - Più droga per tutti. Tra i tanti impegni nel rush finale della campagna elettorale è sbucata ieri la promessa del leader di Sel Nichi Vendola di sbianchettare la legge Fini-Giovanardi, quella che nel 2006 inasprì le sanzioni per la produzione, il traffico, la detenzione e l'uso di stupefacenti, parificando droghe cosiddette leggere e quelle pesanti. «Sempre più avvocati - scrive il governatore pugliese su Facebook - mettono in dubbio la costituzionalità della legge Fini-Giovanardi. È una legge sbagliata, che ha creato problemi e che continua a crearne. Mi impegno personalmente per la sua abolizione».
Una trovata che allontana sempre di più la coalizione di centrosinistra dall'elettorato moderato. E sempre di più Vendola da Mario Monti, con cui peraltro ieri ha battibeccato pesantemente. «Promettere investimenti massicci per la scuola pubblica dopo che la si è colpita al cuore togliendole miliardi e miliardi è pubblicità ingannevole», la stoccata di Vendola. «Il presidente Vendola, che io rispetto, non ha nessun titolo per darmi nessuna lezione, non è compito suo», la risposta del Professore.
Un altro grattacapo per Pier Luigi Bersani, la cui gioiosa macchina da guerra ha ingranato la retromarcia. La vittoria che sembrava scontata a novembre, sicura a dicembre, probabile a gennaio, ora che è febbraio è solo possibile. E scatta la mobilitazione, forse tardiva. Quindi: carta e penna. Caro elettore ti scrivo. Autore, Nico Stumpo, responsabile organizzativo nazionale del Partito democratico, quel rotondetto signore gongolante che nei giorni delle primarie zompava da una tv all'altra per spiegare tutti i segreti della festa di partecipazione che fece scattare in anticipo il Pd nella corsa alle urne. Ora quello spirito si è perduto. Il fattore-Renzi è impolverato, archiviato. E quando il sindaco fiorentino si presta a ricomparire, sortisce un po' l'effetto Toto Cutugno: «Toh, ma che fine aveva fatto?». Anche perché nei suoi occhi non brilla più la luce del sogno, ma quella opaca del compitino.
Renzi è per il Pd quello che poteva essere e non è stato. Ed è questo che si legge tra le righe della lettera di Stumpo: «Vogliamo mantenere vivo in te l'entusiasmo e l'orgoglio di essere parte attiva di un grande progetto, di una comunità di persone vere». Un po' come dire: sappiamo che dopo le primarie ti abbiamo deluso, ma non ci mollare proprio ora. Anzi, aiutaci con una sorta di campagna elettorale fai-da-te. Ogni elettore è infatti invitato a registrarsi sul portale elezionipd2013.it per scaricare materiali, suggerimenti e info per improvvisare comizietti da bar o da ascensore.
Anche Bersani prende carta e penna e scrive ai suoi elettori. Ed è un altro autogol. La missiva infatti è composta in un italiano a volte sciatto, a volte addirittura sgrammaticato. Votereste uno che scrive frasi come: «Sapremo darci tempi migliori»? Oppure «mettere pulizia»? Oppure «secondo un modo sconosciuto»? Fino a una frase come «crediamo in una politica che mantiene la parola», in cui l'indicativo sgomina il previsto congiuntivo di «mantenga». Caro Bersani, prima di prendersela con la legge elettorale, pensi a quelle della grammatica.
Certo, difficile sedurre gli indecisi così. E con proposte come quella fatta ieri dallo stesso Bersani al Messaggero tv: «Un superministero dello Sviluppo» che riequilibri i poteri troppo preponderanti del Tesoro. Con temi così cervellotici inutile sorprendersi se, come scoperto dal sito linkiesta, di cinque grandi giornalisti politici tedeschi solo uno aveva una vaga idea di chi fosse Bersani. Bersani chi?

Il prossimo governo italiano continui «a essere una voce efficace in Europa per promuovere la crescita e il lavoro». Sono state queste le parole di Caitlin Hayden, portavoce della Casa Bianca, alla vigilia dell'incontro di oggi nello Studio ovale tra il presidente Usa Barack Obama e il capo dello Stato italiano Giorgio Napolitano. Per la portavoce, il faccia a faccia sarà «un'opportunità per il presidente Obama di ringraziare il presidente Napolitano per tutto quello che ha fatto. Il presidente Obama ha un profondo rispetto per il presidente Napolitano», ha detto ancora la Hayden.

Obama intende complimentarsi con Napolitano «per una carriera lunga e piena di successi». Il presidente della Repubblica italiano è arrivato ieri a Washington, dove ha visto l'ex speaker democratica della Camera Nancy Pelosi. Poi la colazione con il vicepresidente Joe Biden.

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