Città del Vaticano - «Che Dio vi perdoni», ha detto Papa Francesco a tavola con i cardinali in Casa Santa Marta subito dopo l'elezione. E che Dio assista gli uomini della Curia che Bergoglio si accinge a ribaltonare. Il governo della Chiesa è stato uno dei temi centrali di questo conclave. Il nuovo Pontefice, che si è sempre tenuto lontano da incarichi di gestione ecclesiastica, si prepara a una riforma radicale. Le sue mosse saranno però graduali.
Il primo passo sarà ridare un vertice ai dicasteri. Con la sede vacante tutti i capi di congregazioni e pontifici consigli sono decaduti a eccezione di pochissime posizioni indispensabili per la vita ordinaria della Santa Sede. Bisogna dunque ricostituire la linea di comando in Curia. Il portavoce vaticano ha detto ieri che probabilmente Francesco confermerà gli incarichi precedenti con la formula del «donec aliter provideatur». Un'assegnazione temporanea che lascia al Papa mano libera per avvicendamenti in qualsiasi momento. «Non mi stupirei di vedere rinnovi non di lunghissimo termine», ha specificato padre Federico Lombardi. È la conferma che si prepara un repulisti.
Il vero interrogativo è se sarà confermato il segretario di Stato Tarcisio Bertone oppure no. Il numero 2 della gerarchia vaticana non è soggetto alla formula del «donec aliter» perché l'incarico fiduciario è sempre revocabile. Bertone, 78 anni, ha già ottenuto da Benedetto XVI, di cui godeva piena fiducia, una proroga di tre anni. Bergoglio potrebbe non avere un'alternativa pronta e confermare Bertone per qualche tempo.
Con un Papa straniero, è tradizione che il primo ministro vaticano sia italiano, e sembra che Francesco voglia mantenere la regola tornando a prima di Bertone, quando la segreteria di Stato era guidata da un diplomatico e non da un canonista. Difficile che Francesco voglia togliere l'arcivescovo a qualche grande diocesi: contrasterebbe con la sua idea di Chiesa missionaria, che si apre al mondo e «alle periferie» come ha detto ieri il cardinale Fernando Filoni, prefetto di Propaganda Fide. Proprio quest'ultimo, che fu sostituto alla segreteria di Stato dopo missioni importanti (tra cui Brasile, Iraq, Filippine), potrebbe diventare il suo braccio destro. Ma non è escluso il richiamo di un nunzio di larga esperienza o addirittura la scelta di un volto nuovo, un «outsider» non ancora cardinale, come monsignor Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione dei vescovi.
Dovrebbe essere riconfermato il prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, il tedesco Gerhard Ludwig Müller, nominato da Benedetto XVI a luglio e non ancora cardinale. È invece dato in discesa Leonardo Sandri, argentino come Bergoglio, ora al vertice della congregazione per le Chiese orientali e messo nel mirino dai cardinali americani per aver coperto alcuni scandali sessuali.
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