Roma Il medioevo giuridico evocato dalla sentenza di condanna per Sallusti in edicola non incassa consensi. I 14 mesi di galera sono una «sentenza inquietante» per il Corriere, «senza senso» secondo Pubblico e «accanimento giudiziario» per Repubblica. Il Fatto parla di «pessima notizia per la stampa italiana», l'Unità di «condanna inaccettabile», il Messaggero di «assurdità» e la Stampa di «risposta spropositata». Il Sole 24 Ore lascia uno spazio in bianco sotto la testata, accanto a un titolo eloquente: «Mai più». Tempo e Libero alla sentenza-mostro dedicano l'apertura: «Ladri liberi, penne in cella» il primo, «Arrestateci tutti» il secondo. Insomma, la levata di scudi c'è stata. Forse perché, scrive il direttore del Sole, Roberto Napolitano, «siamo (pericolosamente) fuori dalla civiltà giuridica di questo Paese, e ci rifiutiamo di fare i conti con una simile mostruosità normativa». Mario Sechi sul Tempo ricorda che «Sallusti rischia il carcere (...) perché il Parlamento se ne infischia di quel bene chiamato libertà di stampa», e il suo giornale ospita anche due voci non care a Sallusti: Antonio Di Pietro (che parla di «limitazione per la democrazia») e il vicedirettore del Fatto, Marco Travaglio, che se la prende con la legge e con chi non l'ha cambiata (i politici), ma pure con Sallusti, che «ha fatto di tutto per arrivare a questo epilogo». Il «suo» direttore, Padellaro, sul Fatto condanna in modo più netto la sentenza: «Un giornalista non dovrebbe mai rischiare il carcere per un articolo, per quanto ingiusto e sbagliato», perché «scrivere con la mannaia della galera sulla testa significa convivere con l'intimidazione». Forse perché Padellaro, all'Unità, scivolò su una «notizia falsa» pure lui, quando il suo giornale assegnò al padre di Francesco Storace un passato (inesistente: era 12enne) da picchiatore fascista. Ovviamente, nessuno finì dietro le sbarre. Su Repubblica Giovanni Valentini definisce «accanimento giudiziario» quei 14 mesi di galera e parla di «bavaglio permanente», mentre uno che se ne intende di giornali e tribunali, il giurista (e legale del Gruppo Espresso) Carlo Federico Grosso, sulla Stampa, parla di «inutile intimidazione». Il Corriere della Sera affida invece a Pierluigi Battista il commento sulla «brutta giornata per la libertà di stampa».
Curiosa coincidenza sul Manifesto, che auspica «di uscire dal Medioevo» in un corsivo a pochi centrimetri da un pezzo sulla tv firmato da Alessandro Robecchi, che sul suo blog ha preso decisamente le distanze dal «martire Sallusti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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