Due anni di attesa per un permesso che non arrivava mai. L'impotenza davanti all'ottusità della burocrazia. L'esasperazione. La paura per la crisi economica. Un cocktail fatale per una persona troppo fragile. Così Antonio Formicola, un fioraio di 59 anni, ha deciso di farla finita e con un macabro rituale ha messo in scena il proprio suicidio. Prima si è dato fuoco, poi si è buttato dalla finestra. È successo ieri mattina a Ercolano, negli uffici del municipio e ora l'Italia s'interroga sull'ennesima storia che racconta lentezze e storture della macchina amministrativa.
L'ossessione di Formicola era il permesso di parcheggio davanti al negozio. In famiglia tutti conoscevano il suo calvario: due anni di trattative con il comune ma senza ottenere una risposta. Un sì o un no per poter programmare la propria attività. Così qualcosa è scattato nella testa dell'uomo che aveva anche qualche precedente penale. Si è presentato in municipio, forse per parlare con il sindaco Vincenzo Strazzullo che però non c'era. A quel punto ha tirato fuori un taglierino e con quello ha costretto i presenti ad allontanarsi. Formicola è entrato nell'anticamera del primo cittadino e si è cosparso di benzina. Tra urla, minacce e tentativi falliti di intervento da parte di un vigile e di una pattuglia della polizia, il fioraio ha raggiunto la ringhiera del balcone e si è messo a cavalcioni. Poi si è legato con una corda e, a quanto pare, ha infilato la testa in un cappio. Infine con l'accendino ha dato fuoco alla corda e si lasciato andare nel vuoto. Per qualche istante la corda ha resistito, poi ha ceduto e il poveretto, ormai una torcia, è precipitato in strada. Qualcuno ha provato a lanciare dalla finestra un estintore per passarlo alla folla che si era radunata, ma l'attrezzo ha colpito in testa uno dei presenti, ferendolo per fortuna in modo non grave. Formicola è stato soccorso immediatamente, ma è morto poco dopo al Cardarelli; intanto il municipio è stato circondato da circa trecento commercianti, pronti a rovesciare la loro rabbia sull'amministrazione comunale. Per qualche secondo è comparso anche uno striscione con una scritta davvero cupa: «Sindaco assassino». Ci sono stati attimi di tensione, poi l'assembramento si è sciolto. Strazzullo si difende: «Sono sconvolto. Non c'ero e per questo provo rimorso, forse se fossi stato presente le cose sarebbero andate diversamente». Ma il nipote del fioraio accusa: «Da due anni chiedeva quel permesso, ma gli dicevano di aspettare. Lui vedeva che gli altri parcheggiavano i loro camion e si sentiva danneggiato».
Certo, una morte così atroce e disperata nella cornice delle istituzioni deve far riflettere. Si moltiplicano ormai nel nostro Paese i casi di commercianti, imprenditori, piccoli professionisti che in segno di protesta si uccidono o si scagliano contro funzionari pubblici, come è successo a Perugia, dove due dipendenti della Regione sono state massacrate a colpi di pistola. Non c'è dubbio che le falle di una mente debole siano all'origine di vicende terribili, ma è altrettanto certo che gli autori di questi gesti estremi siano persone logorate. Uomini provati che a lungo, circondati solo dalla propria solitudine, hanno dovuto fronteggiare il fisco, la burocrazia, normative contorte. E alla fine si sono arrese, ma invece di alzare bandiera bianca, hanno impugnato un temperino o un accendino. Ercolano, alle porte di Napoli, è una terra difficile ma ormai è tutta l'Italia, sfiancata dalle difficoltà economiche, a soffrire.
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