Suicida per tasse, il fisco batte cassa alla vedova

"Paga 60mila euro". L'ira della donna: "Un'ingiustizia, sono senza pietà"

Un bollettino postale da 60mila euro e spiccioli come ricordo del sacrificio del marito. Amara sopresa quella arrivata per posta a Tiziana Marrone nei giorni scorsi. Alla fine di marzo del 2012 suo marito Giuseppe Campaniello, artigiano 58enne strangolato dalla crisi e disperato per l'esito di un contenzioso relativo ad alcune sovraffatturazioni, dopo aver parcheggiato la sua Fiat Punto davanti agli uffici dell'Agenzia delle Entrate, a Bologna, si diede fuoco dentro l'auto. Morì dopo nove giorni per le gravissime ustioni, lasciando una lettera a sua moglie e una alla Commissione tributaria. Nell'ultima, Campaniello rivendicava di aver «sempre pagato le tasse», e implorava di «lasciare in pace» almeno la sua consorte.
L'appello del suicida è caduto nel vuoto. Tiziana ha capito che non l'avrebbero lasciata in pace quando ha trovato nella cassetta delle lettere la cartella esattoriale che chiede a lei quanto, secondo Equitalia, Giuseppe doveva pagare. Arretrati e conguagli Irpef, Iva, addizionali regionali e imposte sulle attività produttive datate 2005-2007, per oltre 60mila euro. Per gli esattori il debito ora è suo, perché lei e Giuseppe erano in comunione dei beni. L'altra «eredità» del marito, la pensione di reversibilità, unica entrata della donna, si ferma a meno di 500 euro al mese.
La donna, però, non ci sta a subire quella che sembra, e non solo a lei, una grottesca ingiustizia. «Vi siete già presi la sua vita, mio marito il debito se l'è portato con sé», ha spiegato ieri alle agenzie che l'hanno cercata. Il suo, racconta, non è un caso isolato. Sono in tanti nella sua situazione, «vedove e orfani grazie all'Agenzia delle Entrate e a Equitalia», mentre «lo Stato è sordo e cieco, e non vede la disperazione della gente che continua a morire». E se i pubblicani di Stato fanno spallucce, spiegando di avere le mani legate, perché «per cancellare il debito è necessaria una legge», Tiziana anche adesso che è da sola giura di voler combattere proprio «perché la legge cambi». Equitalia e Agenzia delle entrate «hanno ragione a dire che serve una legge dello Stato», prosegue la donna, «e io combatterò anche per le altre persone come me». Di certo, dopo il lutto che l'ha colpita, e senza un lavoro, quella cartella a quattro zeri è un colpo duro da digerire. «O cambia qualcosa o la gente continuerà a suicidarsi», spiega, aggiungendo che non è una minaccia, ma il traguardo della disperazione. «Io stessa - prosegue la signora Marrone - sono arrivata a pensare di farla finita, perché i soldi per pagare non li ho. O faccio un gesto estremo o che ci arrestino, così pagheremo il debito in carcere». Al momento, le istituzioni non si sono mosse. Eppure Tiziana aveva scritto a tanti, anche al capo dello Stato, «ma nessuno mi ha mai risposto».

L'unica replica arriva proprio dalla stessa Equitalia che, zelante, fa sapere che «lunedì mattina contatterà la contribuente per fornirle tutte le informazioni e l'assistenza necessaria», ma la donna non sembra rinfrancata dalla notizia. «Sono senza pietà - conclude - io non c'entro niente col lavoro di mio marito».

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