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Sul cuneo fiscale c'è aria di truffa

Il capitolo più importante della cura choc del governo ha iniziato a mostrare diverse crepe. Dalle coperture dubbie, al fatto che non si tratti di vero taglio del cuneo fiscale, ai dubbi della Commissione europea

Sul cuneo fiscale c'è aria di truffa

Roma - Ministeri e funzionari di Palazzo Chigi, tutti al lavoro, tranne quelli che si dovrebbero occupare del cuneo fiscale. Il giorno dopo l'intervista-show di Matteo Renzi a Fabio Fazio e alla vigilia del Consiglio dei ministri di mercoledì, il capitolo più importante della cura choc del governo ha iniziato a mostrare diverse crepe. Dalle coperture dubbie, al fatto che non si tratti di vero taglio del cuneo fiscale, ai dubbi della Commissione europea.
Fino a ieri sera da Palazzo Chigi arrivavano, pochi segnali, in linea con le parole pronunciate dal premier a Che tempo che fa. Il piano arriverà mercoledì (una dichiarazione del sottosegretario Graziano Delrio che riportava la «scadenza prevista del 22 aprile», non ha cambiato l'agenda). Riduzione delle imposte per favorire i redditi bassi. Non un rafforzamento delle detrazioni. Tradotto - nella ipotesi più probabile - un calo delle aliquote più basse. Quindi una riduzione, verosimilmente di un punto su quella al 23% sul primo scaglione (fino a 15mila euro di reddito) e sul secondo scaglione (fino a 28mila euro), attualmente al 27%. Cifra confermata: dieci miliardi di euro. L'onere della copertura al ministero dell'Economia.
Ieri il ministro Pier Carlo Padoan, a Bruxelles per l'Eurogruppo ha assicurato che il taglio del cuneo sarà coperto «in modo permanente da tagli di spesa». Quindi con la spending review che «è fondamentale, non solo per reperire risorse ma anche per cambiare i meccanismi di spesa». Il ministro arriva ad accennare una possibile tolleranza di Bruxelles sul rispetto del pareggio di bilancio. Le riforme, ha spiegato, possono «aggrare momentaneamente», la finanza pubblica. Gli effetti positivi si faranno sentire in 2-3 anni.
Un quadro ottimistico che non corrisponde al clima che si respirava ieri al ministero. La Ragioneria generale e il dipartimento fiscale, ieri sera non avevano visto il testo e dai tecnici è arrivato un no preventivo a coperture spericolate.
Quindi, no alla spending review. Non si possono mettere a bilancio entrate ipotetiche. Altro discorso sono i tagli orizzontali alla spesa pubblica sull'acquisto di beni e servizi. Una copertura certa che però paralizzerebbe la Pa. Senza contare che qualsiasi taglio, in vigore quasi a metà anno, significa raddoppiare lo sforzo.
Una boccata d'ossigeno nei piani del governo doveva arrivare dai fondi di coesione europei. Ma anche questa strada è stata bloccata. Bruxelles non può permettere che stanziamenti per gli investimenti finiscano nella spesa corrente. Tra le ipotesi di copertura, anche la tassazione delle rendite finanziarie, che dovrebbe però raddoppiare e superare i 20 punti percentuali - osservava ieri il Mattinale - per coprire la somma necessaria al taglio Irpef.
Altra crepa: il taglio all'Irpef così, come lo ha pensato Renzi, non è nemmeno una riduzione del cuneo fiscale perché esclude le imprese. Per questo ieri non era tramontata l'ipotesi di un mix Irpef-Irap. Nel caso di un taglio di un punto delle prime due aliquote, potrebbero rimanere 3-4 miliardi, da destinare alle imprese.
Più avanzato il lavoro sugli altri capitoli. Certo il decreto sui debiti della Pubblica amministrazione. Non sarà specificata la cifra, ma il meccanismo con la garanzia della Cassa depositi e prestiti. Poi la riforma degli ammortizzatori sociali e dei contratti e il piano scuola, che punta a escludere dal patto di stabilità interna l'edilizia e le ristrutturazioni degli edifici.

Poi il piano casa del ministro Maurizio Lupi, con la cedolare secca sugli immobili affittati al 10%.

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