Sulla riforma del voto l'ombra dei franchi tiratori

Oggi alla Camera le pregiudiziali di costituzionalità. Il Pd ricompatta i suoi

Sulla riforma del voto l'ombra dei franchi tiratori

Roma - L'Italicum è appena approdato nell'aula di Montecitorio, ancora ammaccato dai tumulti del giorno prima, e già oggi è atteso alla prova del nove. Stamattina saranno votate le pregiudiziali di costituzionalità presentate da tutti i piccoli partiti: da soli i numeri per farle passare non li hanno (sulla carta, Pd e Forza Italia hanno un margine di 45 voti sopra la maggioranza), ma nel segreto dell'urna potrebbero arrivare in soccorso i franchi tiratori. Per questo nell'assemblea di ieri sera i parlamentari Pd sono stati chiamati a serrare le fila. «Non si tratta di mettere una zeppa o far passare una modifica - dice il vicepresidente della Camera, il renziano Roberto Giachetti - se viene approvata una delle pregiudiziali si seppellisce la legge elettorale e l'intero processo delle riforme, e si può precipitare il paese verso una legislatura ancora peggiore di questa. Chi mira a proseguire nell'immobilismo e a tenersi il proporzionale senza vincitori né vinti può essere tentato dal blitz a voto segreto». A dare una mano al ricompattamento sono però i 5 Stelle. Quello che nel Pd chiamano «l'impazzimento di Grillo» viene guardato - paradossalmente - con una certa soddisfazione da Renzi e dai suoi. Certo c'è sconcerto e preoccupazione per le azioni «squadristiche» messe in atto dagli adepti del comico per fermare l'Italicum, ma la lettura che se ne dà dalle parti del Nazareno è una sola: Grillo e Casaleggio hanno paura del processo riformatore che si è messo in moto. E l'effetto che sortiscono, alla fine, è quello di accelerarlo, e di spuntare le armi agli oppositori interni. Non a caso ieri anche Gianni Cuperlo, capo della minoranza antirenziana, ha riconosciuto che «Renzi ha cambiato il quadro, e ora il traguardo della riforma è più vicino. Tagliarlo è interesse di tutti». Stefano Bonaccini, l'emiliano che è stato il coordinatore della campagna renziana, la spiega così: «Non va sottovalutata la gazzarra indegna messa in atto dai grillini. Non a caso il giorno prima Casaleggio è corso a Roma: quello che è accaduto in questi giorni era tutto pianificato. Grillo è preoccupato, perché dopo decenni di inerzia la politica sta iniziando a fare le riforme e a decidere, mentre lui vuole votare col proporzionale della Corte e vuole che destra e sinistra siano costrette ad allearsi di nuovo». Altro che spontanea rivolta dei parlamentari, la messinscena sul decreto Imu era puramente strumentale al rallentamento dell'Italicum. E infatti, fanno notare dal Pd, «lo stesso decreto è passato settimane fa al Senato senza che i grillini aprissero bocca». Renzi celebra il debutto in aula del «suo» Italicum ricordando che è solo una prima tappa della marcia forzata cui sta costringendo la politica italiana: «Abbiamo dimostrato nell'accordo fatto con Forza Italia che sulle regole siamo persone serie, e andiamo avanti insieme proprio perché non vogliamo governare insieme».

Il leader Pd annuncia che «abbiamo già fissato una data: entro il 15 febbraio ci sarà un testo condiviso per superare il Senato e rivedere i poteri delle Regioni. Sono assolutamente certo che si faranno». Prima però va superato l'ostacolo del voto di oggi.

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