Sulle alleanze il Carroccio deciderà entro l'11 gennaioil caso

I dolori del giovane Bobo non trovano pace. Accordo elettorale o no con il Pdl? Ieri il barometro del Carroccio tendeva al brutto. Roberto Maroni non ha risposto direttamente all'ultimatum («insieme ovunque oppure separati anche in Lombardia») di Angelino Alfano, che pure sarebbe il suo candidato preferito alla premiership. La linea che al momento Maroni sembra far prevalere è quella della corsa solitaria. Nessun accordo con il Pdl né per il Pirellone né per il Parlamento. Stasera Maroni terrà un comizio alla «Berghem Frecc» di Alzano Lombardo e si saprà qualcosa di più esplicito. Il segretario leghista dovrebbe concedere altre due settimane al Pdl perché accetti le sue condizioni, come Bobo ha ripetuto ieri sera al Tg1 delle 20: riconoscere l'euroregione del Nord e mantenervi il 75 per cento delle tasse pagate dal territorio. In realtà ci sarebbe un terzo vincolo, che potrebbe superare i precedenti: sì a Silvio Berlusconi come capo della coalizione ma non come candidato premier. Per trattare c'è tempo fino all'11 gennaio, quando devono essere depositate le liste di coalizione per le politiche. Se in questi 15 giorni il Pdl non si piegherà, la Lega andrà da sola sia alle Politiche sia soprattutto alle Regionali lombarde.
«Chi è d'accordo con noi, con i nostri progetti, bene; altrimenti amici come prima», ha sferzato Maroni. È lui a dettare le condizioni, non Berlusconi. L'offerta della vicepresidenza del Consiglio non suscita nessuna emozione: «No grazie, nessuno scambio men che meno per poltrone romane», ha replicato Bobo al Cavaliere. Al quale la Lega mette fretta: «Non abbiamo ancora capito che cosa abbia in mente, sono mesi che attendiamo. Noi abbiamo le idee chiare, lui conosce le nostre condizioni, aspettiamo una risposta. In passato abbiamo corso spesso da soli, e abbiamo sempre guadagnato voti. Siamo pronti a correre da soli anche in Lombardia, dove siamo pronti a vincere».
Pressato dai suoi, soprattutto dai colonnelli veneti Tosi e Zaia, Maroni traccheggia. «Non siamo un partito spaccato. Ci sono discussioni e posizioni diverse. Ma ho avuto pieno mandato dal consiglio federale per decidere, cosa che farò nei prossimi giorni nell'esclusivo interesse della Lega». Dunque i giochi non sono fatti, ci vuole altro tempo e la bilancia penderà dalla parte dei vantaggi per i leghisti, non per il Pdl.
Il tempo serve per valutare i sondaggi e soprattutto capire gli effetti della «salita» di Monti. I leghisti sono convinti che il Professore possa rubare più voti a sinistra che a destra. Roberto Calderoli, l'inventore dell'attuale sistema elettorale, ha scritto sulla Padania di ieri che al Senato nessuna coalizione si avvicinerebbe alla maggioranza assoluta mentre «sorprendentemente alla Camera il distacco tra la coalizione di sinistra e un'ipotetica alleanza di centrodestra si ridurrebbe a tre soli punti percentuali e quindi avremmo una partita ancora tutta da giocare».
In questo scenario, si dice in via Bellerio come ai microfoni di Radio Padania, «è il Pdl che si deve alleare con la Lega, non viceversa». Chi ha più da perdere è il partito di Berlusconi. I militanti del Carroccio continuano a tempestare i social network di avvertimenti anti Cav. Calderoli propone il nome di Giulio Tremonti, «uno che non ha mai votato i decreti Monti che hanno distrutto il Paese».
Il timore di Maroni è che l'eventuale appoggio del Pdl non gli garantisca il Pirellone. Ai leghisti non interessa vincere a Roma se perdono l'occasione storica, e probabilmente irripetibile, di governare la Lombardia e saldare l'asse Torino-Milano-Venezia. La mitica «macroregione» che, seppellita la secessione, è diventata il sogno proibito della Lega Nord. Bobo è convinto di strappare un buon risultato personale.

Farsi sfuggire la Lombardia da soli rappresenterebbe una sconfitta onorevole: si sta fermi un giro, come al Monopoli, e si riorganizza un partito che porta i segni degli scandali sui rimborsi. Il vero disastro sarebbe perderla in coppia con il Pdl. Perché la prima vittima sarebbe proprio Bobo Maroni.

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