L'immigrazione continua a dividere il mondo politico. Per la rubrica Il bianco e il nero abbiamo interpellato i sondaggisti Alessandro Amadori e Fabrizio Masia.
Il tema immigrazione viene di nuovo percepito dagli italiani come un problema?
Amadori: “La questione dei flussi migratori e, soprattutto, della difficoltà di integrazione di chi arriva in Italia è un tema sentito dagli italiani da molti anni. Non è una moda. È un aspetto strutturale della percezione del vivere in Italia da parte dei cittadini. Aveva avuto un picco nel 2018-2019, mentre ora non è più tra le prime due o tre preoccupazioni degli italiani perché dominano i problemi economici e la guerra. Il tema migratorio, però, resta a elevata sensibilità, soprattutto in contesti metropolitani, laddove sono più evidenti gli effetti di una mancata integrazione di chi arriva qui da immigrato irregolare. È, dunque, ancora un tema che gli italiani sentono”.
Masia: “È un tema che desta l'interesse degli italiani in alcuni momenti dell'anno, in estate, e soprattutto se viene data visibilità a certi fenomeni come in questi giorni. Il tema immigrazione è sentito perché la mediaticità l'ha riportato alla ribalta e c'è interesse di capire come venga gestito da parte del governo. Poi, nei mesi invernali, non sarà più una tematica determinante per la valutazione sul governo”.
La Meloni ci sta guadagnando da questa vicenda?
Amadori: “La crescita del consenso, per la Meloni, non è strettamente collegata al tema migratorio. Fratelli d'Italia si rafforza a prescindere dal singolo tema. Gli italiani stanno premiando la coerenza della Meloni, sia quand'era all'opposizione sia ora che è al governo. Anche la gestione dei flussi migratori è coerente con quel che ci si aspetta da un governo di centrodestra”.
Masia: “Il consenso della Meloni è un po' sceso perché evidentemente, nelle scorse settimane, era stata in grado di intercettare il gradimento del centro e della sinistra. Era vista come una figura giovane, una donna e, quindi, in qualche modo comprensibile. Ora sono le ultime decisioni su rave party e immigrazione, hanno allontanato questo gradimento. I voti di FdI, invece, sono aumentati perché è riuscito a consolidare il gradimento dell'elettorato di centrodestra, a danno di Lega e Forza Italia”.
Alla sinistra conviene sostenere le navi Ong?
Amadori: “Se l'obiettivo è quello di galvanizzare chi già vota per il Pd, allora le conviene. Se, invece, il tema è allargare la propria base elettorale, allora il centrosinistra potrebbe cercare delle forme meno ideologiche e alternative al centrodestra. Mi sembra, invece, di vedere una comunicazione identitaria”.
Masia: “Dipende da cosa intendiamo per sinistra. In questa tornata elettorale, l'elettorato il voto di sinistra si è distribuito tra il Pd e il M5S, mentre Sinistra Italiana di Fratoianni vale solo il 3%. Per capire se al Pd conviene sostenere le Ong bisogna capire che tipo di orizzonte vuole avere. Il M5S può essere interessato a consolidare l'elettorato di sinistra e forse una parte dell'elettorato di sinistra del Pd potrebbe guardare al M5S, ma bisogna capire cosa vuole fare il Pd. Con questa operazione sicuramente consolida l'elettorato di sinistra, ma mi sembra improbabile che questo gli consenta di allargare il consenso al centro e al centrodestra. Al Pd conviene mantenere una posizione mediana tra la linea rigorosa del governo e quella più liberal sostenuta dalla sinistra radicale”
La sinistra sembra ancora molto divisa, anche nelle piazze. Gli italiani sono disorientati?
Amadori: “Sì, indubbiamente, proprio come sono stati disorientati in occasione del voto dello scorso settembre. Questa varietà di posizioni, in assenza della capacità di presentarsi come un fronte unitario, un po' disorienta. È anche vero che il panorama di centrosinistra è variegato e, quindi, questa relativa articolazione delle posizioni è coerente col bacino elettorale della sinistra. In conclusione, disorientati sì ma non troppo”.
Masia: “Da un lato è disorientante, ma dall'altro, visto che comunque la sinistra è stata presente nel governo Draghi dove sono state prese delle decisioni favorevoli all'invio delle armi, è chiaro che alcuni parlamentari non hanno appoggiato quel tipo di indirizzo, anche per coerenza, non possono cambiare il loro orientamento in maniera così repentina”.
Cosa pensano gli italiani? Si devono inviare altre armi all'Ucraina oppure no?
Amadori: “Su questo l'opinione pubblica è molto spaccata da diversi mesi. Molti italiani hanno la sensazione che la guerra si sia incancrenita e il solo invio di armi non basta a risolvere il problema. La posizione dominante in Italia è quello di rivedere le regole di un gioco che è finito in stallo. C'è preoccupazione per il proseguo di una strategia che non ha dato reali frutti, se non rendere più difficile la vita all'invasore. Una metà dell'opinione pubblica sarebbe anche favorevole a sostituire l'invio di armi con qualcos'altro (ad esempio, l'assistenza umanitaria), mentre l'altra metà è allineata al posizionamento filo-occidentale”.
Masia: “Una maggioranza relativa di italiani vorrebbe che non si inviassero più armi perché la percezione generale è che questo non consenta l'avvicinarsi della pace.
D'altra parte, la gran parte del mondo politico ritiene che questo sia l'unico modo per l'Ucraina di difendersi. È mancata la spiegazione dettagliata e corretta delle motivazioni e quali possono essere i tempi e le attività diplomatiche di accompagnamento all'invio delle armi”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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