Oggi a protestare davanti a Montecitorio non ci saranno i forconi ma i bisturi degli specializzandi in camice bianco. Sono le migliaia di neolaureati in medicina che, dopo sei anni di studi, devono iscriversi a una scuola di specialità. La specializzazione è necessaria per svolgere la professione medica, anche quella di medico generico. Senza diploma nell'area sanitaria un semplice laureato può lavorare soltanto nelle guardie mediche, da precario. Alle scuole si accede con una borsa di studio pubblica che consente di frequentare i corsi e fare pratica negli ospedali. Ma il governo sta falcidiando questi fondi. Ciò significa che in Italia i camici bianchi non hanno futuro.
Pochi giorni fa, rispondendo a un'interrogazione durante il question time a Montecitorio, il ministro dell'Istruzione e dell'Università, Maria Chiara Carrozza, ha fornito cifre imbarazzanti. Le Regioni, cui spetta il compito di determinare il numero di giovani medici da formare, ha chiesto 8.000 borse di studio. Il ministero invece sta accentuando la politica dei tagli. I contratti di specializzazione sono in calo costante: erano 5.000 nell'anno accademico 2011/12, sono stati ridotti a 4500 nel 2012/13 e ora verranno più che dimezzati. «Al momento - ha annunciato il ministro - la previsione è di 2.000 contratti, salvo nuovi stanziamenti».
L'assurdo è che, negli anni scorsi, i vari ministri (sollecitati dalle Regioni) hanno chiesto ai corsi di laurea in medicina e chirurgia di allargare le maglie del numero chiuso perché occorrono più medici. Cinque anni fa gli universitari iscritti erano 7.500, quest'anno sono 11mila. Significa che, se non verranno trovate risorse aggiuntive nelle pieghe della legge di stabilità, l'80 per cento degli studenti di medicina non potrà continuare il percorso di formazione. Non faranno il mestiere per cui hanno studiato, con uno spreco vergognoso di sacrifici e risorse. E c'è un secondo, gravissimo rischio: il collasso del sistema sanitario nazionale. Senza specializzandi, gli ospedali dovrebbero ridurre drasticamente l'attività, come ben sanno migliaia di malati e i loro parenti.
«Nel contesto di crisi in cui lo Stato versa, in cui si è già assistito a tagli ingenti agli investimenti per i giovani, sembra folle creare una nuova categoria di precari, ulteriore segno di sfiducia nel ruolo che il capitale umano può avere nel rilancio del Paese», dice Andrea Oggioni, laureando alla Statale di Milano e presidente del Coordinamento liste per il diritto allo studio. Il Coordinamento parteciperà oggi alla manifestazione romana indetta dal Segretariato italiano giovani medici (Sigm) con lo slogan «Cambiamo il Paese per non cambiare Paese».
La mobilitazione era partita già in novembre con un primo corteo accompagnato dalla raccolta di migliaia di firme a sostegno della formazione medica post lauream. Accanto alla protesta i giovani medici stanno lavorando a una serie di emendamenti alla legge di stabilità per tagliare sprechi e investire nei servizi sanitari. «È un problema di interesse nazionale - dicono gli studenti del Clds - perché viene a galla la direzione che il governo vuole intraprendere nel servizio del Paese.
L'alternativa è netta: attuare nuovamente la politica, già drasticamente praticata, dei tagli agli investimenti per la formazione dei giovani, oppure iniziare effettivamente a cambiare rotta considerando il capitale umano e scientifico una risorsa fondamentale per il futuro dell'Italia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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