Tagli e alleanze, tutte le contraddizioni di MontiIl premier dice tutto e il suo contrario: ora apre anche a un'intesa con Vendola

Tagli e alleanze, tutte le contraddizioni di MontiIl premier dice tutto e il suo contrario: ora apre anche a un'intesa con Vendola

RomaSu Imu, tagli alla spesa e alleanze sono Monti di contraddizioni. Il Professore dimostra di aver imparato bene la lezione della politica: dire tutto e il contrario di tutto. Si prenda l'Imu: alla conferenza di fine anno, di fronte alla proposta di Berlusconi di eliminare la tassa sulla prima casa, il premier lo gela: «Un sogno: chi verrà al governo un anno dopo, e non dico dopo cinque anni, dovrà rimettere l'Imu doppia». Poi, siccome pure lui dà la caccia al consenso, vira e promette: «Sarà gradualmente ridotta a partire dal 2013 rendendola ancora più progressiva per eliminarla da circa la metà delle prime case».
Il premier predica male e razzola peggio, visto che, sempre sull'Imu, ora Monti dà i numeri. Prima sosteneva che ventilare l'ipotesi di una restituzione dell'Imu era da irresponsabili perché, cifre alla mano, si trattava di dover reperire più di 4 miliardi di euro (tanto vale il gettito della tassa sulla prima casa). «Troppi pifferai magici, troppi illusionisti», sibila il 25 gennaio contro il Cavaliere, reo di non guardare i conti. Quali? Monti, infatti, oggi rettifica le cifre: «L'importo pagato per l'Imu è stato di 3,4 miliardi, al netto di quanto hanno messo sopra i Comuni - annuncia - si tratta di un importo simile a quello dell'Ici 2007 che fu di 3,3 miliardi. Quindi un peso complessivo molto ridotto». Ma come? Ma non valeva 4,2 miliardi di euro, cifra che serviva a dimostrare che la proposta pidiellina era irrealizzabile?
Forse la taratura fa comodo anche al premier, ora orientato ad abbassare le tasse. Ennesima inversione di rotta perché il Professore ha sempre detto non possumus. «Non posso promettere agli italiani una riduzione della pressione fiscale», scuote la testa davanti a Scalfari in giugno. Poi «sale» in campo e salgono anche le promesse: «È necessario ridurre le tasse», giura due giorni fa. E poco prima: «Certo che si può ridurre gradualmente Irap, Irpef e Imu». Olè. A sbeffeggiarlo, non Berlusconi ma Bersani: «Ma come? Fino a venti giorni fa era impossibile tutto, ora pare che si possa far tutto. Le persone cambiano quando ci sono le campagne elettorali...» (7 gennaio). Già, Bersani. Anche sul tema delle alleanze il Professore va a zig-zag. Oggi lo bastona: «Se prendiamo il piano di lavoro della Cgil alla quale Bersani non è insensibile, esso è basato sull'aumento della spesa pubblica, quindi lascia poco margine per abbassare le tasse». Poche ore fa ci faceva lingua in bocca. Idem su Vendola. «Mai con Vendola», è il refrain. Tranne ieri. Testuale, alla domanda se se la sentisse di promettere solennemente di non entrare a far parte di un governo con Sel: «Ognuno può evolvere e cambiare opinione per quanto riguarda singole persone». Porte aperte anche a Vendola, quindi, a patto che «abbia un forte accento riformatore».
Stessa solfa sui tagli alla spesa pubblica. Oggi Monti giura: «Sulla spesa sanitaria vogliamo andar avanti in maniera molto decisiva sulla spending review». Peccato che, chiamato per imbracciare la mannaia, abbia messo mano al tronchesino. Dopo mesi di studi, il premier ha alzato bandiera bianca e ha assunto Mr.

mani-di-forbice Enrico Bondi. Risultato: proposta di tagli di 4,5 miliardi di euro per il 2012 a fronte di una spesa annua di 800 miliardi l'anno, esclusi gli interessi sul debito. Peanuts, noccioline. Sobrie ma noccioline.

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