
“Fuori Tajani, fuori Israele dall’università”, e “Basta complicità con l’occupazione e il genocidio israeliano, Palestina Libera”. Sono questi gli slogan con cui gli studenti “ProPal” hanno accolto il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani all’Università degli Studi di Brescia dove era stato invitato per inaugurare il nuovo corso di laurea in Scienze Politiche.
Un antipasto delle manifestazioni di protesta che probabilmente vi saranno nei prossimi giorni, in particolare quella organizzata dalle opposizioni per il 7 giugno prossimo a Roma in favore di Gaza. Solo che stavolta ad essere preso di mira è stato proprio il ministro degli Esteri. Al suo arrivo, Tajani è stato accolto da una contestazione guidata da un centinaio di studenti e attivisti che, durante il suo intervento, hanno silenziosamente abbandonato l'aula. Alcuni di loro hanno indossato l'immancabile kefiah, segno della lotta palestinese. La protesta è stata accompagnata da una lettera firmata da oltre 300 membri dell'Università di Brescia (studenti, docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo) indirizzata al rettore Francesco Castelli il quale l'ha consegnata nelle mani di Tajani. "Come molti nel mondo intero, siamo oppressi dall'angoscia per quanto sta accadendo a Gaza. Avvertiamo la necessità - ogni ora più urgente - di interventi capaci di far cessare l'orrore che da mesi e mesi cresce sotto i nostri occhi” si legge nella lettera. Nella lettera si auspica ad un cambio di rotta affinché "vengano assunte tutte le iniziative in grado di contribuire a fermare i bombardamenti; ad un'autentica azione umanitaria, gestita da organismi internazionali accreditati, per sfamare, assistere e curare la popolazione di Gaza; a bloccare ogni progetto di annientamento o espulsione dell'intero popolo palestinese". C'è "l'indifferibile necessità di atti concreti; non bastano più le dichiarazioni rituali". "Dall'interno e dall'esterno della comunità universitaria - prosegue il comunicato - stanno arrivando rilievi critici sull'opportunità dell'invito al Ministro. Non interveniamo su questo. Ci preme mantenere tutto il fuoco dell'attenzione sull'urgenza di porre fine all'orrore".
“Mi dispiace che mi fanno le domande ma non ascoltano le risposte", ha replicato Tajani. Che poi ha spiegato: “In tutte le sedi abbiamo sempre chiesto il cessate il fuoco. Oggi c'è una proposta concreta avanzata dagli Stati Uniti, accettata da Israele ma respinta da Hamas. Hamas ha enormi responsabilità per gli attacchi del 7 ottobre, ma è chiaro che la reazione israeliana è sproporzionata e deve cessare”. Tajani ha poi rivendicato l’impegno del governo italiano con il progetto “Food for Gaza”, nato nel marzo 2024 in collaborazione con le Nazioni Unite e altre organizzazioni internazionali. "Grazie a questa iniziativa sono stati consegnati nelle ultime settimane 15 camion carichi di aiuti alimentari nella Striscia di Gaza", ha detto il ministro degli Esteri che, poi, ha ribadito: “Non è facile fermare una guerra che dura da decenni, ma l’Italia sta facendo la sua parte con azioni concrete, non solo parole”. Dal mondo politico sono arrivati subito vari messaggi in difesa del vicepremier azzurro. Il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, ha espresso “vicinanza alle forze dell’ordine e piena solidarietà al ministro Tajani”, mentre l’assessore regionale all’Istruzione Simona Tironi ha definito la protesta “inopportuna”, aggiungendo che “non è questo il modo per costruire la pace e difendere la popolazione civile palestinese”.
La senatrice forzista Licia Ronzulli ha accusato la sinistra di aver “politicizzato la questione di Gaza” e ha definito le contestazioni “frutto di una propaganda ideologica pericolosa”. "Come la risposta messa in campo dal governo di Netanyahu si sta rivelando dannosa per l'immagine del suo Paese, allo stesso modo la sinistra sta facendo il male di Gaza. Immaginiamo già, infatti, ciò che accadrà alla manifestazione del 7 giugno, dove ci saranno bandiere di Hamas e slogan 'from river to the seà", ha concluso Ronzulli. Il deputato azzurro Maurizio Casasco, invece, ha ricordato che “l’Italia è l’unico Paese europeo ad aver accolto circa 700 civili palestinesi, tra cui molti bambini attualmente in cura nei nostri ospedali”. E poi ha aggiunto: "Proprio ieri, a Bergamo, il ministro ha incontrato uno di questi bimbi, ricoverato presso l'Ospedale Papa Giovanni. Fadl, così si chiama il piccolo, lo ha accolto con un "grazie Italia" e gli ha regalato un disegno, un tricolore. Quello che ha fatto il governo italiano a Gaza non l'ha fatto nessun governo europeo. Non sono parole nostre, ma del ministro degli Esteri palestinese, in occasione della sua visita a Roma per l'insediamento di Papa Leone XIV. Ecco perché le contestazioni non solo non sono utili alla causa del popolo palestinese, ma sono anche inopportune e fuori luogo".
Anche la ministra dell’Università Anna Maria Bernini è intervenuta a difesa di Tajani: “Il ministro ha sempre dimostrato un impegno concreto per la pace in Medio Oriente, anche nel dialogo con il governo israeliano affinché cessino le offensive militari. Attacchi politici irresponsabili rischiano solo di alimentare l’odio”, ha affermato. "Mentre in Parlamento si assisteva a interventi scomposti e polemiche fuori luogo anche da parte di alcuni leader politici, il ministro Tajani ribadiva le pressioni politiche sul governo Netanyahu affinché cessassero le offensive militari. Attacchi politici violenti e irresponsabili non aiutano nessuno: rischiano solo di infiammare le piazze e alimentare una pericolosa spirale di odio", ha concluso Bernini.
Infine, Deborah Bergamini, vicesegretario nazionale di Forza Italia, è intervenuta così sulle proteste dei ProPal: "Non hanno dunque senso prese di posizioni ostili, evidentemente animate dalla demagogia pro Pal dietro cui si annida l’antisemitismo di cui registriamo una nuova e preoccupante ondata”. Le opposizioni, come al solito, non pervenute. Nessun messaggio di solidarietà.