Task force anti-speculatori: gli 007 al fianco delle imprese

I servizi segreti pronti a monitorare i flussi finanziari sui titoli pubblici per evitare i picchi dello spread. Avviati contatti con le aziende anche per la lotta all'evasione

Task force anti-speculatori: gli 007 al fianco delle imprese

Le istituzioni (quelle con la «i» maiuscola) sono in allarme. La possibilità di una nuova crisi finanziaria in estate contro i nostri titoli pubblici, le preoccupa. Così, da tempo, sono state allertate contromisure. Compresa quella di muovere l'intelligence.

Ovviamente - dice uno del settore - non possiamo intervenire su chi compra o, peggio, vende titoli pubblici italiani. Può essere ovunque, e non possiamo raggiungere la tastiera del suo computer. Ma abbiamo messo in cantiere un costante monitoraggio sui flussi finanziari in entrata ed in uscita su e da i titoli pubblici. Insomma, gli 007 in difesa dello spread. E non solo di quello.

«Non tutti gli alleati sono partner», è il motto. E sulla scia di questa linea guida, il controspionaggio italiano si sta concentrando in modo particolare sull'economia e sulla finanza. Al punto che, tra breve, il Dis (Dipartimento informazione e sicurezza: l'organismo di coordinamento tra i vari servizi segreti nazionali) avvierà convenzioni con le aziende italiane al fine di avviare uno scambio di dati ed informazioni. Con l'obbiettivo di evitare problemi di vulnerabilità nazionale, l'intelligence sta proponendo alle aziende nazionali di medio-grandi dimensioni di collaborare per l'elaborazione di strategie in comune. In modo particolare, sui mercati esteri. Uno strumento in più, oltre all'Ice ed alla Sace al fianco delle imprese. «Anche perché la proprietà delle aziende italiane è un problema di sicurezza nazionale».

In particolare, l'attenzione è concentrata sulle aziende che offrono servizi dati; le reti, insomma. Il controspionaggio ha abbandonato da tempo l'immagine romantica di James Bond. Per questo l'attenzione è quasi spasmodica su chi controlla e gestisce le reti in Italia. Si chiama cyber security.

Ed a proposito dell'ipotesi di creare una società delle Reti italiana (con dentro i collegamenti Snam, Terna e, in caso di scorporo, anche della rete Telecom), la preoccupazione è più alta. «È imperativo che le reti sulle quali viaggiano informazioni sensibili siano in mani sicure». E se tutte queste società confluissero nella soluzione individuata dalla Cassa depositi e Prestiti, le mani sarebbero sicurissime: lo Stato, attraverso il ministero dell'Economia. Per soluzioni diverse, sembra di capire, sarebbe necessaria una valutazione politica; come nel caso di cedere la rete Telecom a soggetti stranieri.

Il monitoraggio dei flussi finanziari fatto dai nostri servizi di sicurezza è anche orientato al contrasto dell'evasione fiscale. Sono stati proprio gli 007 della Guardia di Finanza ad intercettare lo spostamento di capitale «di un primario gruppo siderurgico». In realtà, è il segreto di Pulcinella: sono stati i «servizi» a segnalare all'autorità giudiziaria il trasferimento all'estero di miliardi di euro da parte dei Riva; ed a bloccare l'uscita di quel flusso di capitali.

La vulnerabilità (leggi, scalabilità) delle imprese italiane è data dalla crisi. E sempre la crisi innesca vulnerabilità sociali che innescano conflittualità interne. La minaccia brigatista non è all'orizzonte. Ma, seppure i gruppi anarco-insurrezionalisti non abbiano la forza di organizzare manifestazioni autonome, hanno la capacità di infiltrarsi nei cortei altrui. In tal modo, riescono a catalizzare forme che possono portare all'esplosione di violenze. Mentre sembra inesistente in Italia la minaccia del fondamentalismo islamico via web.

In compenso, quest'integralismo viaggia sul disegno di una grande «Z» tra l'Africa, Medio Oriente e ritorno. Nasce sulle coste del Marocco, viaggia fino all'Iran; torna indietro verso la Mauritania e finisce nel Corno d'Africa. E rappresenta - a detta degli esperti - la principale sfida alla sicurezza della comunità internazionale.

Ed a proposito della Libia, si sta verificando uno strano fenomeno: prima era la Libia a destabilizzare i paesi confinanti, oggi avviene il contrario.

Per queste ragioni, il governo precedente forse avrebbe fatto meglio a collaborare un po' di più con la Francia. Invece di girarsi dall'altra parte quando Parigi ha chiesto un aiuto solo logistico.

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