Professor Ferruccio Fazio si è sentito al telefono con il ministro Balduzzi nei giorni scorsi?
«No, perché?».
Be’ sulla tassazione delle merendine, che lei aveva criticato sulle colonne del nostro Giornale, il suo successore sembra abbia fatto marcia indietro. Ai balzelli preferisce il dialogo con le imprese e i consigli nutrizionali.
«Magari ci stava ripensando da solo, indipendentemente dalle mie critiche. Comunque la sua attuale posizione la trovo soddisfacente».
Vuol dire che tra voi ministri vi intendete a distanza?
«La realtà è che sulle merendine l’atteggiamento attuale del ministro Balduzzi è logico: va organizzato un tavolo di confronto per definire i profili nutrizionali di ogni prodotto. Inoltre bisogna mettere regole certe non solo per i cibi grassi ma anche per i cioccolati».
Ma davvero è così necessario demonizzare le merendine o il cioccolatino?
«No affatto. Anzi, le merendine non fanno più male degli insaccati o dei dolci di pasticceria. Serve però moderazione per tutto».
E allora se i nostri figli mangiano male e diventano obesi di chi è la colpa?
«Delle cattive abitudini alimentari. La tv e i videogiochi, li portano a stare fermi per ore ed essere bombardati da ogni genere di pubblicità. Nel frattempo sgranocchiano patatine e cibi confezionati. Così ingrassano e diventano sedentari fin da piccoli».
Però le mamme potrebbero spegnere la tv, proporre pane e formaggio e portarli di più al parco. Agli adulti fa comodo un bambino che non impegna troppo.
«L’educazione alimentare e lo stile di vita corretto va insegnato dai genitori innanzitutto. Anche l’attività sportiva è doverosa ma viene snobbata nelle nostre scuole. Dovremmo imitare la Gran Bretagna».
Cosa possono insegnarci gli inglesi?
«Da loro la ginnastica è sacra e viene organizzata nei college in modo invidiabile. In Italia si muove molto soprattutto chi è costretto a farlo. Non a caso in Piemonte, Val D’Aosta e Trentino, zone di montagna, il tasso di obesità è molto basso».
E allora delle tasse che metteranno su alcolici o sulle bibite gassate cosa ne facciamo?
«Devono essere delle tasse di scopo, sia chiaro, congrue e consone agli obiettivi dell’imposizione stabilita».
Per esempio?
«I superalcolici sono tassati in tutto il mondo ma quegli introiti devono finanziare la ricerca medica, devono sostenere campagne di promozione contro l’abuso dell’alcol. Insomma, non vanno applicate solo per far cassa. Questo sarebbe un grave errore».
Anche le bevande gassate sono nel mirino del governo.
«Però a me non risulta che l’anidride carbonica ingrassi. Semmai è dannoso l’eccesso di zuccheri contenuto in certe bevande. Allora bisognerebbe fissare dei limiti massimi nelle bibite e le aziende che non si attengono andrebbero tassate. Così non colpiamo pure i produttori di bibite che lo zucchero non lo usano».
I soldi che entreranno andranno comunque ad aiutare alcuni settori della Sanità. Secondo lei quali sono le emergenze da affrontare?
«Quando, a fine mandato, ho passato le consegne a Balduzzi, ho fatto una raccomandazione molto precisa sull’edilizia sanitaria. Spero che venga ascoltata».
Ma mettere mano negli ospedali non è una passeggiata.
«Però bisogna rinnovare le nostre strutture. Almeno sei ospedali su dieci sono a rischio sismico, le aree antincendio lasciano a desiderare. Gli edifici sono vecchi e a volte cadenti. Non si può intervenire quando avvengono le disgrazie».
Ormai è abitudine tassare per raggiungere gli obiettivi ma a quanto ammontano gli sprechi nella Sanità?
«Ci sono molte spese improprie legate all’inefficienza e l’inefficacia. E almeno dieci miliardi di euro potrebbero venire ottimizzati».
Sta parlando degli sprechi al Sud?
«Non solo. Esistono differenze enormi tra un ospedale e l’altro anche nelle regioni virtuose come Lombardia, Toscana, Emilia, Veneto».
Se fosse ancora ministro quale emergenza affronterebbe oggi?
«La Sanità è come un treno in corsa, ha bisogno di continua manutenzione. Non è tempo di grandi riforme ma di piccoli passi. Lo Stato deve affiancare le regioni sulle ristrutturazioni e poi va introdotta la continuità assistenziale. Ma queste sono cose contenute nel mio ddl fermo al Senato. E credo sarà approvato».
Se la richiamassero in un nuovo governo lei tornerebbe a fare il ministro?
«No, è stata un’esperienza straordinaria ma la considero una parentesi ormai chiusa. Del resto io non sono un politico, ma un medico».
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