Roma - Monti benedice l’alta velocità contro i No Tav. E conferma il pugno duro nei confronti della protesta: «Non saranno consentite forme di illegalità». Anche perché, se non si fa la Tav, «il Paese rischia di andare alla deriva e di staccarsi dall’Europa». Appena firmato il fiscal compact a Bruxelles, il premier fa rientro a Roma per guidare il summit dedicato proprio alle furibonde proteste scoppiate in Val di Susa. Presenti al vertice-fiume di palazzo Chigi (durato quasi tre ore) oltre al presidente del Consiglio, il sottosegretario Antonio Catricalà, e i ministri Annamaria Cancellieri (Interni), Corrado Clini (Ambiente), Corrado Passera (Sviluppo) e il commissario governativo Mario Virano. Scontato che nel governo prevalesse la linea della fermezza, avallata pure dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano.
Dopo il lungo vertice, il premier spiega le ragioni della fermezza con le dichiarazioni in sala stampa: «Si sono tenuti numerosi momenti di ascolto e confronto; l’osservatorio sulla Torino-Lione ha fatto 182 riunioni e ha avuto numerose consultazioni e incontri». Non solo: «Il progetto iniziale è stato radicalmente modificato tenendo presenti le obiezioni al progetto ed è stata fatta un’analisi approfondita dei costi e dei benefici che verrà resa pubblica a breve». Ebbene, l’esito è inequivocabile: «I benefici sono rilevanti visto che si dimezzano, ad esempio, i tempi di percorrenza da Torino a Chambery, da 152 a 72 minuti, da Parigi a Milano da 7 a 4 ore». Snocciola cifre: «La portata delle merci si raddoppia a parità di trazione (da 1.050 a 2.050 tonnellate per treno) con costi di esercizio quasi dimezzati. Poi si riduce sensibilmente il numero di camion su strada (circa 600mila/anno) nel delicato ambiente alpino». Non solo: «Con la Tav si genera occupazione e lavoro e pertanto il governo conferma con piena convinzione la tempestiva realizzazione dell’opera».
Quanto alla protesta, sarà pugno duro: «Ci sono state, in particolare nei giorni scorsi, manifestazioni di protesta con forme di violenza. A questo riguardo vorrei essere molto chiaro - dice serio e secco il premier - la libertà di espressione è un bene fondamentale ma non saranno consentite forme di illegalità e contrasteremo ogni forma di violenza». Poi Monti sembra parlare direttamente ai No Tav: «Il Paese si stava staccando dall’Europa. Vogliamo lasciare dolcemente alla deriva la nostra Penisola? Perderemmo un aggancio con l’Europa. Chi vede la Tav con astio o timore tenga presente che anche queste opere sono necessarie». Parole che non sono piaciute affatto al leader del movimento Alberto Perino, che ha risposto a distanza al premier: «Monti ha detto un sacco di cose roboanti e ha mostrato i muscoli, gli vogliamo bene. Ma eviti le prove di forza con noi. Non servono. Si sprecano solo soldi. Se vuole farci fare ginnastica su e giù per la valle - ha aggiunto - noi siamo pronti».
Si va al muro contro muro, insomma. E che fosse così lo si era già capito in mattinata quando il titolare del Viminale Cancellieri, s’era espressa in modo inequivocabile: «Margini non ce ne sono assolutamente; la Tav è un’opera assolutamente fondamentale e sono convinta che la popolazione comprenda bene le ragioni e sarà con noi». Non solo: pugno duro nei confronti della protesta più radicale visto che «bisogna dialogare, ma bisogna essere fermi contro ogni violenza. Non si possono accettare comportamenti violenti al di fuori della legge e bisogna anche riflettere su un eccessivo antagonismo perché il Paese sta passando un momento molto difficile e dobbiamo essere tutti responsabili». Pure il commissario Virano non usa mezzi termini: «Il rischio salute non esiste. È ovvio che il governo va avanti».
In ogni caso le pressioni per boicottare il progetto non si fermano e ieri sul tavolo del premier è arrivato un appello affinché «il governo riapra il confronto con i sindaci della Val di Susa, con gli esperti e prenda in considerazione dati e numeri che dimostrano che la Torino-Lione è un’opera insostenibile sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico».
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