Mercoledì scorso, ore 21, ristorante Tullio, prediletto dai privilegiati della cosiddetta casta. Sala fumatori. Sto cenando con amici, tra cui Sandro Bondi, ex ministro, e l’onorevole Emanuela Repetti.Indovinate quale fosse l’argomento di conversazione? Silvio Berlusconi che vuole rifondare Forza Italia, spacchettare, predisporre liste in grado di attrarre gli scettici del centrodestra e orientati ad astenersi dal voto; il Pdl allo sbando e a rischio dissoluzione.
Si parla con rassegnazione del presente e del futuro. Qualcuno dice che il Cavaliere, giusto nel pomeriggio, in una riunione di partito,fosse un po’ depresso: aveva l’impressione di non essere più gradito dai suoi ex supporter. Forse meditava di abbandonare la politica. Forse era semplicemente stanco. Forse ne aveva piene le scatole di tanti discorsi senza sugo. Forse era deluso dai troppi tradimenti, veri, presunti o probabili. Ci sono momenti in cui ogni persona avverte dentro di sé un senso di vuoto e vorrebbe essere altrove, dovunque tranne che nel luogo in cui si trova a disagio, annoiato.
Il Pdl è in disfacimento, il capo è incerto, si ignora che cosa pensi, ha poche idee e le cambia in continuazione. Si snocciolano ipotesi, quasi tutte negative, sull’avvenire del partito e dei suoi dirigenti spaesati, desiderosi di andare avanti, ma consapevoli di andare sempre indietro. Azzardo qualche domanda efornisco timide risposte a chi mi interroga. Non ho certezze tranne una: il berlusconismo è alla fine.
Il Cavaliere è dato per spacciato, e ricorda il maresciallo Józef Pilsudski, accerchiato a Varsavia nel 1920, la cui vicenda è stata narrata da Curzio Malaparte nel libro Tecnica del colpo di Stato .
I russi erano sul punto di travolgere lui e i suoi pochi sodali di risulta, quando avvenne il miracolo in cui nessuno credeva. Altrimenti che miracolo sarebbe stato? Nel giro di poche ore (una trentina), grazie a un’intensa attività di propaganda patriottica, i fedelissimi del maresciallo ribaltarono la situazione tra lo sconcerto degli avversari. Una pagina di storia che, in sedicesimo, è stata riscritta ora sotto il cielo romano.
In effetti, Berlusconi, terminata la riunione di mercoledì pomeriggio (tardo), durante la quale la maggioranza degli ex accoliti aveva espresso sfiducia in lui, una volta tornato a casa si è reso conto che valeva la pena di tentare il tutto per tutto, in quanto non era vero che il partito gli fosse sfuggito di mano. Perché? Da un paio di giorni, mentre al vertice si tentava di esautorare Silvio, alla base (parlamentare) alcune signore lavoravano, senza clamori, per ricompattare la massa dei deputati e dei senatori berluscones nella convinzione che il male minore fosse questo: richiamare l’ex premier alla guida del Pdl, l’unico in grado di salvare il centrodestra allo sbando.
L’iniziativa era stata presa dalle ex ministre Anna Maria Bernini e Stefania Prestigiacomo, e dall’onorevole Melania Rizzoli, un’acqua cheta che però travalica i ponti. Le tre dame, senza darlo a vedere, avevano rimesso insieme i cocci del partito riconsegnandolo bendisposto al fondatore. Il quale, intuita l’antifona, ha spiazzato chiunque annunciando il proprio ritorno al timone.
Ecco perché il racconto di Malaparte sull’impresa di Pilsudski casca a fagiolo per descrivere il colpo di Stato berlusconiano.
Serve aggiungere che mercoledì sera, durante la nostra cena da Tullio, nulla faceva presagire la riscossa del Cavaliere. Al contrario, stavamo recitando un’orazione funebre,ignari del coup de théâtre che stava maturando a Palazzo Grazioli: la resurrezione della salma. Tant’è che, verso le 22, sono entrati nel locale,dove con i miei amici ero all’ammazzacaffè, sette od otto personaggi pubblici, guarda caso tutti del Pdl. Alcuni nomi: Roberto Formigoni, Maurizio Lupi, Mario Mauro e Barbara Saltamartini, per citare i più noti. Si sono seduti a un tavolo rotondo accanto al nostro, non prima di averci salutato. Sorridenti, di ottimo umore, hanno consumato il pasto e alzato i calici per un brindisi. Allo scopo di festeggiare chi o che cosa? La svolta epocale del Pdl, presumo: Berlusconi in minoranza, sfiduciato e pronto a farsi da parte; largo ai giovani.
Col cavolo. Mai cin cin andò più storto.
Ancora una volta, il Cavaliere- qualche ora più tardi- ha dimostrato di avere sette vite come i gatti ed è saltato fuori dalla tomba facendo marameo ai dolenti di circostanza. E le tre signore del maresciallo Pilsudski? Zitte, ma soddisfatte. Esequie rinviate sine die .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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