«Telecom non diventa spagnola. C'è stato solo un cambio di azionariato in Telco». Lo spiega Franco Bernabè, presidente di Telecom e, per ora, grande sconfitto di questa operazione che ha visto Telefonica aumentare la presa sulla holding di controllo dell'ex monopolista italiano. Oggi il manager è stato convocato in Senato per riferire sull'operazione, ma la vera data-clou sarà il 3 ottobre, giorno del cda di Telecom nel quale Bernabè, oltre a presentare un nuovo progetto industriale, dovrebbe anche chiedere un aumento di capitale dai 3 ai 5 miliardi, soprattutto per evitare il downgrade del rating che porterebbe le emissioni obbligazionarie della società a livello «junk», spazzatura. L'aumento di capitale è chiesto a gran voce anche dai sindacati e dall'associazione dei piccoli azionisti di Telecom, Asati. «Qui si vedranno le reali intenzioni di Telefonica - ha spiegato Michele Azzola della Cgil -. Noi, purtroppo, temiamo che l'idea sia quella di arrivare a una fusione tra le due società. Nel frattempo, per ridurre il debito, Telefonica venderà tutti i pezzi pregiati di Telecom e, dunque, soprattutto il Brasile e l'Argentina dove la società è già presente». E con il Brasile, che da solo vale intorno ai 7 miliardi di euro, Telefonica si ripagherebbe abbondantemente di tutta l'operazione.
«Con 800 milioni si sono presi il controllo di Telecom - dice ancora Azzola - e il governo non ha fatto una piega. Noi abbiamo già chiesto un incontro con il nuovo azionista Telefonica per vedere quali saranno le intenzioni. Siamo molto preoccupati per l'occupazione e non è escluso che già il 3 ottobre organizzeremo presidi davanti alla sede di Telecom in Piazza Affari a Milano dove si svolgerà il consiglio. Aspettiamo risposte dal governo Letta che non ha preso nessuna posizione in questa vicenda così grave». I sindacati sono comunque in buona compagnia. Persino Corrado Passera, già ministro dello Sviluppo e ad di Intesa Sanpaolo, quando venne creata Telco per rilevare Telecom, aveva definito il passaggio delle quote Telco a Telefonica «una scelta sbagliata». Quanto all'operazione, prevista a tappe, nella prima fase Telefonica, che ha il 46% di Telco, sottoscriverà un aumento di capitale nella holding da 324 milioni, passando al 66%. Nel contempo Mediobanca e Intesa passeranno dall'11,6% al 7,34% ciascuna, Generali dal 30,6% al 19,32%. Telco userà i soldi degli spagnoli per rimborsare alle altre banche parte del debito da 1 miliardo in scadenza a novembre mentre il resto verrà rifinanziato per 700 milioni da Mediobanca e Intesa in parti uguali. Il gruppo spagnolo ha rilevato dagli azionisti italiani di Telco anche parte del prestito soci da complessivi 1,7 miliardi salendo dagli 820 milioni attuali a 1,2 miliardi (il 70% del totale). Quest'ultimo verrà pagato con azioni Telefonica, che Generali, Mediobanca e Intesa potranno cedere sul mercato fra 15 giorni.
Poi, quando la società spagnola avrà il via libera dalle Autorità antitrust brasiliane e argentine (Paesi dove è presente con sue attività) sottoscriverà un altro aumento di capitale da 117 milioni alle stesse condizioni del primo, arrivando così al 70%. Avrà poi la facoltà di acquistare in contanti tutte le azioni Telco in mano ai soci per arrivare al 100% a partire dal primo gennaio prossimo. La società si è anche impegnata (obbligo di «standstill») a non acquistare azioni Telecom, tranne nel caso in cui un terzo prenda una quota rilevante nella società, superiore o pari al 10%. Per arrivare al 70% circa di Telco, Telefonica sborserà dunque circa 845 milioni, di cui quasi la metà in azioni Telefonica. Dopodiché, per salire al 100% della holding (che detiene il 22,4% di Telecom), servirà un altro miliardo di euro. Ma come si fa a vendere Telecom a prezzi così bassi? Il problema è nel debito che si è accumulato in anni di passaggi societari errati, pari a 28 miliardi. Poi, dal 2007 in poi, la forte concorrenza sulle tariffe e la crisi hanno fatto il resto, facendo contrarre utile e fatturato. Così gli analisti spagnoli sono scettici sull'operazione. Secondo Ivan San Felix, di Renta 4, «non ha molto senso. Telecom è troppo indebitata e, con l'aumento di partecipazione, Telefonica dovrebbe consolidare il debito di Telecom, evento non auspicabile». Pure Telefonica è molto indebitata (circa 50 miliardi), anche se con un giro d'affari ben superiore a Telecom.
Al termine della giornata, comunque, l'unico titolo in vero rialzo era quello di Tim Brasil, quotato a San Paolo (+6%). Telecom, dopo una partenza sprint, ha chiuso a +1,69%, Telefonica a +0,22%. Il premier Enrico Letta non si sbilancia: «Telecom non è stata una privatizzazione di successo. Ora non può che migliorare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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