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Politica

Il tesoretto dei partiti: in venti anni hanno incassato tre volte i soldi spesi

La riforma del finanziamento ai partiti non sarà in vigore prima del 2017. Intanto loro continuano a percepire rimborsi. Dal 1994 circa 2,7 miliardi di euro

Il tesoretto dei partiti: in venti anni hanno incassato tre volte i soldi spesi

C'è un sito, Openpolis (dell'omonima associazione) che da alcuni anni monitora attentamente il lavoro dei politici di tutti i livelli, dal parlamento ai consigli comunali. Ovviamente la maggiore attenzione è riservata ai parlamentari, con l'indicazione delle attività svolte (presenze, proposte, interventi) con aggiornamenti quotidiani. Oggi Repubblica.it pubblica un primo dossier, realizzato assieme all'osservatorio, che parla di finanziamento ai partiti, sia pubblico che privato. Vengono passati al setaccio i rimborsi elettorali e contributi pubblici erogati alle forze politiche, con un'attenzione particolare ai bilanci dei Comuni e alle numerose fondazioni legate alla politica. Oltre, ovviamente, ai patrimoni dei parlamentari. L'interesse dei cittadini è molto alto sull'argomento "soldi alla politica", soprattutto in relazione ai recenti scandali sui rimborsi regionali, ma non solo. I cittadini vogliono essere informati e rivendicano trasparenza, giustamente.

La politica, da parte sua, cerca di correre ai ripari riducendo il flusso di denaro ai partiti. Ma, bene che vada, la riforma dei rimborsi elettorali, in discussione al Senato, non entrerà in vigore prima del 2017. Ci vuole ancora pazienza, dunque, prima di veder ridotto il "tesoretto" dei partiti. Complessivamente dal 1994 ad oggi le forze politiche hanno incassato 2,7 miliardi di euro. E tolte le spese hanno messo via un tesoretto di circa 1,9 miliardi. Davvero un bel gruzzolo. E pensare che i rimborsi, per definizione, dovrebbero servire a coprire le spese, non certo a generare un surplus di denaro. Anche se la politica costa, non solo per le campagne elettorali. Il problema, però, è capire se sia giusto, o meno, che i contribuenti mantengano sedi, strutture e personale dei partiti vita natural durante. A conti fatti i partiti hanno incassato tre volte quanto speso. Alla faccia della trasparenza.

Al di là degli scandali più eclatanti - vedi caso Lusi (ex tesoriere Margherita) - quello che più colpisce è il costante aumento del flusso di denaro ai partiti. Il picco più alto viene registrato nel 2001: 476 milioni di euro, cifra erogata per i cinque anni di legislatura. Novantacinque milioni all'anno. Dal 1996 (quando furono erogati 46,9 milioni di euro) l'impennata è stata enorme. E nel 2002 si abbassa il quorum necessario per percepire fondi: ne hanno diritto tutte le forze che raccolgono almeno l'1% dei voti, pur non eleggendo alcun rappresentante in parlamento. Nel 2012, sull'onda del montante sdegno nei confronti degli sprechi della politica, il finanziamento complessivo è stato dimezzato, fissando un tetto massimo di 91 milioni annui. Da parte sua il Movimento 5 Stelle ha autonomamente deciso di rinunciare alla bella fetta di rimborsi maturata dopo le elezioni del febbraio 2013, pari a circa 42 milioni.

Arrivano soldi - in abbondanza - anche ai giornali di partito, che spesso vendono pochissime copie e sono quasi dei fantasmi. Tra il 1993 e il 2012 quasi 330 milioni di euro hanno foraggiato circa 25 testate (cartacee e online) legate a movimenti politici. Ovviamente i partiti italiani incassano anche per le elezioni europee. Tra il 2004 e il 2009 hanno ottenuto 453 milioni di euro.

Un fiume di denaro che fa riflettere e su cui, prima di tutto, occorre che vi sia estrema trasparenza.

 

 

 

 

 

 

 

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