IL TESTIMONE «Nessun complotto, è stato un guasto. E sono morti all'impatto»

IL TESTIMONE «Nessun complotto, è stato un guasto. E sono morti all'impatto»

«I resti di Vittorio Missoni, della compagna, di due amici italiani e del copilota venezuelano sono stati recuperati dal relitto del loro aereo a circa 70 metri di profondità a largo di Los Roques» conferma Giorgio Serloni, al telefono dal Venezuela. L'imprenditore italiano che vive e lavora nell'arcipelago delle vacanze ha dato per primo la notizia inviando una mail al Giornale alle 4.41 di ieri mattina, ora italiana. Il 4 gennaio il piccolo aeroplano ad elica che riportava Missoni, Maurizia Castiglioni, Guido Foresti ed Elda Scalvenzi verso Caracas, dopo una vacanza di fine anno, era sparito. Sembrava un giallo perché il pilota non aveva fatto in tempo a lanciare l'Sos. In questi mesi sono saltate fuori le ipotesi più strampalate: sequestro, omicidio, compreso un telefonino dei dispersi che squillava dopo la scomparsa. Il relitto dell'aereo era già stato individuato il 27 giugno a nord di Los Roques.
Lunedì sono iniziate le operazioni di recupero dei corpi o di quello che resta dopo 10 mesi in fondo la mare. «Ho parlato con un sommozzatore che ha partecipato all'operazione - rivela Serloni - Li hanno trovati ancora agganciati alle cinture di sicurezza. C'era anche il copilota venezuelano Juan Carlos Ferrer Milano, ma non il pilota. Dal suo lato il sedile era divelto e dev'essere stato espulso». Hernan Josè Marchan, al comando del Britten Norman BN-2a Islander, aveva 72 anni e non avrebbe dovuto più volare a causa dell'età.
La Farnesina è più cauta e conferma a il Giornale solo «il ritrovamento di ossa e resti, ma nessun corpo intatto. Lunedì a Caracas arriveranno i familiari e ci sarà una riunione per l'identificazione attraverso il dna». L'operazione è condotta da unità navali della Marina militare venezuelana e sommozzatori «che stanno facendo avanti e indietro per scattare foto e recuperare campioni da analizzare».
Dalla capitale fonti anonime ipotizzano che i resti appartengono a sole tre persone. Serloni spiega che «hanno utilizzato procedure complesse di recupero per rendere possibile l'identificazione. Quello che resta dei corpi è stato fatto emergere con dei palloni pieni d'aria».
In giugno Hugo Marino, imprenditore di origini napoletane, aveva individuato il relitto di Missoni e degli altri 8 turisti italiani precipitati nel 2008, sempre a Los Roques. La sua società, Sea corporation, fa parte del gruppo che ha recuperato il sommergibile russo Kursk inabissato con tutto l'equipaggio. Per la tragedia di Missoni è stata utilizzata una tecnologia simile.
«Devono essere morti all'impatto, altrimenti avrebbero provato a sganciare la cintura di sicurezza ed i corpi sarebbero venuti a galla» spiega Serloni che a Los Roques gestisce una posada e si occupa di trasporti aerei. «È stato un incidente. Inventarsi sequestri, complotti o chissà cosa prolunga solo l'agonia ed il dolore. L'aereo deve essere precipitato velocemente forse si è staccata la pala di un'elica » osserva Serloni.
Se il relitto ed i probabili resti delle vittime sono in fase di recupero, giustizia non è stata fatta. Per ora sembra averla scampata Asdrubal Remigio Bermudez Gonzalez, titolare della compagnia Transaero 5074, proprietaria del velivolo.

L'Istituto nazionale aeronautico (Inac) di Caracas conferma che «Transaereo 5074 aveva avviato un processo di certificazione come richiesto dall'aviazione venezuelana, ma il certificato non era ancora stato emesso perché il processo non risulta completato. Questo significa che la società non è autorizzata ad operare servizi di trasporto aereo». Indiscrezioni indicano un alto funzionario dell'ente volo venezuelano, che punta ad insabbiare il caso.

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