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La testimonianza «Laura moriva, attorno a lei tutti ballavano»

«Laura moriva, ma tutti attorno continuavano a ballare in preda ai fumi dell’alcol, della droga e della musica techno». L’altra faccia dei lussuosi coca-party organizzati nelle ville tra Bari e la Sardegna, è un campo incolto puntellato di olivi nella assolata campagna di Diso.
«Un inferno di musica e di droga» lo descrive alla Gazzetta del Mezzogiorno M. R. barista di 23 anni, barese. C’era anche lui tra il 14 e il 15 agosto, a sniffare e sballarsi, mentre nel folle caos di quel rave-party nel Salento moriva Laura Lamberti, 23 anni di Potenza, sua coetanea. La droga è droga ovunque, ma la cocaina offerta sui piatti d’argento e sniffata con le banconote da 500 euro tra musica d’atmosfera ed escort scosciate, nel rave diventa un’altra cosa.
«La tiri dopo averla strisciata su pezzi di vetro - racconta M. R. - e poi quasi mai da sola: più spesso la mischi alla ketamina. La chiamano “Calvin Klain”, una miscela assurda ma che va fortissimo».
Lui al tragico rave-party di Diso ci è rimasto «solo» 17 ore, il tempo di visitare l’inferno e poi andarsene.
«Saranno state le 23.30 del 14 agosto quando sono arrivato - racconta - erano stati due miei amici a sapere del rave attraverso internet. La campagna era completamente buia ma già piena di giovani, ce ne saranno stati almeno 500 con tende, camper, camion. Le targhe delle auto erano coperte col nastro adesivo per paura che agenti in borghese le fotografassero. In cinque o sei stavano montando il «sound», cioè le casse acustiche, una colonna alta almeno cinque metri e forse larga 20. Armeggiavano intorno usando le torce».
Che tipo di gente c’era? «Giovani, in gran parte giovani: jeans, t-shirt, tatuaggi, piercing, capelli strani. E poi droga. Ovunque. In tantissimi avevano in mano gli specchietti sui quali strisciavano la droga e sniffavano.

Nulla di segreto, accadeva lì, in mezzo a tutti, anche perché erano tutti a farlo».

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