Milano - Il passaggio del testimone è completo. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano fino al settembre scorso, lascia la guida dell’Istituto Toniolo al suo successore, il cardinale Angelo Scola, che è stato eletto presidente per acclamazione dai membri del comitato permanente.
L’economista Giuseppe Toniolo, nato nel 1845 e morto nel 1918, sposo e padre di sette figli, precursore dell’Università Cattolica e tra i primi interpreti della dottrina sociale della Chiesa, sarà proclamato beato il 29 aprile prossimo a Roma. Ma oltre alla santità di vita di un laico con la fede al dito, il suo nome richiama l’istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, che gestisce cinque atenei, quattordici facoltà, millequattrocento docenti, seimila dipendenti e il Policlinico Gemelli.
Il Toniolo è una «cassaforte» della Chiesa, in senso economico e culturale, una nave su cui lavorano migliaia di professori, medici, infermieri, studiosi, ricercatori, studenti. Il cardinal Tettamanzi ne era presidente dal 2003: era stato designato da Giovanni Paolo II a sostituire Emilio Colombo, quando il nome del senatore a vita era stato associato a un’inchiesta. Il dimissionario Tettamanzi rimarrà membro del comitato permanente e l’avvicendamento concreto con Scola avverrà dopo l’approvazione del bilancio, verosimilmente per la fine dell’estate.
A movimentare l’ultimo anno di presidenza è stato il braccio di ferro con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che già nel marzo scorso aveva chiesto con toni ultimativi a Tettamanzi le dimissioni a nome del Papa. Tettamanzi però aveva scritto a Benedetto XVI e, dopo un incontro in Vaticano, aveva comunque deciso di rimanere al suo posto. Il carteggio tra i due cardinali è stato uno dei contenuti della Vatileaks, la fuga di notizie riservate dagli archivi della Santa Sede dei mesi scorsi.
Il cardinal Bertone aveva proposto come presidente il laico Giovanni Maria Flick, già presidente della Corte costituzionale e ministro della Giustizia del governo Prodi. Il no di Tettamanzi ha ostacolato questa soluzione. E adesso presidente in pectore dell’Istituto Toniolo è l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, che i componenti del comitato permanente hanno scelto seduta stante e all’unanimità, subito dopo che anche Tettamanzi ne aveva sottolineato «il profilo umano, accademico, culturale e spirituale».
Un primo bilancio sembra dire che l’esclusione dal Toniolo di Flick (che però è presidente del cda della Fondazione San Raffaele, il polo sanitario milanese) e i nuovi equilibri dell’Istituto siano in sintonia con la Cei. Ecco i componenti del comitato permanente del Toniolo: Paola Bignardi, ex presidente dell’Azione cattolica, e Dino Boffo, direttore di Tv2000, considerati vicini a Ruini, il professore della Cattolica, Felice Martinelli, l’ex presidente Bpm, Roberto Mazzotta, il giurista Cesare Mirabelli, consigliere generale presso lo Stato della Città del Vaticano, Piero Melazzini, presidente della Banca popolare di Sondrio, Anna Maria Tarantola, vice direttore generale della Banca d’Italia (gli ultimi tre spesso definiti bertoniani).
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