Toro e Cavallino eterni rivali fanno a sportellate in America

In California eventi paralleli per rubarsi la scena. Una sfida che parte dall'unico incontro tra i patron. Enzo apostrofò Ferruccio: "Torna a guidare i tuoi trattori"

Tra Renazzo, frazione di Cento, e Modena, vorrei dire frazione di Maranello, ci sono cinquanta chilometri scarsi. Tra Ferruccio e Enzo, diciotto anni di differenza alla nascita. La fine dell'Ottocento consegnò all'Italia l'Ingegnere Ferrari Enzo, la guerra, la prima mondiale, nel Sedici, vide nascere Lamborghini Ferruccio. Un secolo dopo avverti aria di guerriglia e vedi vapori di gas di scarico, tra due firme dell'impresa automobilistica italiana. Insieme fanno passerella, quasi contemporanea, negli Stati Uniti di America. Il cavallino e il toro, simboli di un'epoca meravigliosa, passato glorioso e tormentato, presente diverso, futuro non meglio definito. In California si fanno belle, espongono i pezzi dei loro laboratori, Maranello è lucida di vittorie, la casa di Sant'Agata parla tedesco, Lamborghini ha passato la mano, prima agli americani della Chrysler, poi agli indonesiani, infine alla Volkswagen. Si riapre il derby italo tedesco, stavolta siamo in vantaggio noi, parla la bacheca, parla il mercato.
Quella californiana sembra una provocazione, una sorta di capriccio estivo, il territorio è fertile, meglio seminare e poi raccogliere ma la contemporaneità suggerisce pensieri maligni. Nel duemila e tredici Lamborghini celebrerà cinquant'anni di storia, il calendario degli eventi è pieno, una parte degli introiti andrà alle associazioni che si occupano dei terremotati di quella terra magnifica. A Monterey intanto si anticipa la festa, con un logo un po' troppo «tedesco» nella grafica ma che conserva il profilo del toro. La Ferrari va in vetrina in California (che è anche il nome di un suo modello) a Pebble Beach con la berlinetta F12.
Dietro le beghe e i numeri, esiste e resiste la storia di due ditte che hanno segnato un secolo e ancora portano in giro il nome, almeno quello, dell'Italia. Enzo e Ferruccio avevano carattere duro e fermo, Ferrari sapeva guidare i bolidi come fossero balocchi a pedali, Lamborghini aveva raccolto, a trent'anni, le macerie della guerra, carrozzerie e motori di veicoli militari, trasformandoli, con la genialità tipica del popolo emiliano, in macchine di movimento terra, meglio trattori. Ferrari firmava con il cavallino le sue fuoriserie, si diceva e si scriveva così, Lamborghini ne comprò un paio per fare il ganassa lungo le strade ferraresi. Aveva in garage anche una Mercedes e una Maserati ma andò a sfidare il Drake su un terreno pericolosissimo. Gli disse che il suo bolide rosso gli procurava problemi, nella frizione, nel cambio. Ferrari non era uno che si facesse mettere il muso davanti in pista, nella vita poi. Spense il motore del ferrarese, di cui era amico o conoscente: «Guarda, tu sai guidare i trattori e non le Ferrari». Prendi su e torna in officina. Fu l'unico incontro tra i due, come lo stesso Ferrari confermò in una lettera inviata e pubblicata da un settimanale che aveva acceso la disputa, raccontando l'aneddoto.
Ferruccio Lamborghini, come il Drake, non tollerava la sconfitta amara. La guerra gli aveva insegnato che si poteva e si doveva risorgere, mise giù la testa su un paio di progetti, disegnò un toro vestito da auto, era il millenovecentosessantatre e l'uomo che sapeva guidare soltanto i trattori salì a bordo di una vettura che avrebbe sfidato Maranello. Per gli americani prima, e il mondo degli emiri dopo, Ferrari e Lamborghini rappresentano il lusso perfetto, il sogno realizzato, la potenza esplosiva, il fascino milionario, la velocità esaltata dal ruggito dei motori, la corsa del cavallino, la carica del toro con la coda alta, nel vento, dunque una corrida, con il rosso di Maranello a stimolare il matador di Sant'Agata. E l'Italia che va, è la razza nostrana di fatti veri e non parole come farfalle.
La sfida ha trovato spazio nella fantasia e nella cinematografia, esistono spezzoni di film legati a questo duello, così in Italians, un'opera di Veronesi, va in onda a Dubai una corsa pazza tra una Lamborghini Murcielago LP-640 e una Ferrari 430 da 490 cv.

Vince la rossa, per motivi di romanzo, ma sono gli sceicchi a godere dinanzi all'harem delle nostre vetture, sarebbe stata opportuna la bandiera tricolore e non a scacchi. La sfida continua in California, tra Monterey e Pebble Beach ci sono una decina di chilometri. Un po' meno della distanza tra Renazzo e Modena.

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