Trani incastra le agenzie di rating che fecero cadere il Cav

Diffusione di notizie riservate. Report infarciti di errori fantozziani. Perfino una mail che è la firma su un metodo di lavoro dilettantesco e l'ammissione imbarazzante di un'analisi sull'Italia totalmente sballata. C'è da stropicciarsi gli occhi nel leggere la richiesta di rinvio a giudizio che la procura di Trani ha confezionato per alcuni analisti e manager di due delle tre grandi agenzie del rating: Standard & Poor's e Fitch. Per la terza, Moody's, i pm chiedono invece l'archiviazione: risulterebbero comportamenti colposi ma senza superare la soglia del dolo. In ogni caso due anni di indagini serrate, accolte all'inizio con scetticismo dalla comunità finanziaria e da alcuni degli indagati che in un'intercettazione paragonavano Trani e la sua procura a un paesino dell'Oklahoma, hanno dissolto il mito che aleggiava sugli studiosi delle tre big e sulle loro pagelle. Con promozioni e bocciature che spostavano gli investimenti dei grandi fondi internazionali.
Purtroppo la realtà che emerge dalle carte, ora all'esame del gip, è molto più inquietante: per i pm gli analisti dovranno essere processati per manipolazione pluriaggravata e continuata del mercato. Una perturbazione dagli esiti disastrosi per l'andamento dei titoli di Stato italiani, che sarebbe avvenuta ben quattro volte: il 20 maggio, il 1 luglio e il 5 dicembre 2011 e il 13 gennaio 2012. Un danno da 120 miliardi per la Corte dei Conti. I vertici delle agenzie avrebbero presentato ai mercati un quadro dell'Italia falso e passato informazioni riservate, e che tali dovevano rimanere in quel frangente, su imminenti declassamenti del rating e quindi dell'affidabilità del nostro Paese, mettendo in circolo giudizi negativi sulle manovre dei governi e sulle riforme strutturali in cantiere.
L'episodio forse più sconcertante avviene il 13 gennaio, già nell'era Monti. Quel giorno l'Italia perde la A e passa a BBB+. È uno choc per i nostri tecnici ma anche all'interno di S&P si capisce che qualcosa, e anche più di qualcosa, non quadra: Renato Panichi, responsabile del Bank team per l'Italia, scrive ai superiori per l'Europa sottolineando l'inadeguatezza di chi ha monitorato il sistema bancario. E definisce il report sbagliato e corrispondente «all'esatto contrario». Panichi chiede immediatamente una nuova formulazione del testo.

La versione inglese viene modificata in corsa ma quella italiana resta inalterata, nonostante sia una foto completamente distorta del Paese e delle sue banche, e atterra sulla Borsa provocando un ribasso dell'1,2%. Per la procura le agenzie spinsero l'Italia in crisi ancora più giù.

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