
Macché «nuova Dc», assicurano in tanti (per lo più ex Dc) nel Pd. L'operazione del tandem Letta-Alfano non sfocerà in un rassemblement neo-centrista: «Io non ci starei mai, la nostra collaborazione è transitoria e poi torneremo avversari», giura ad esempio Dario Franceschini, uno dei registi dell'intesa con i frondisti del Pdl per tagliare fuori Berlusconi e dichiarare chiuso il ventennio del Cavaliere.
E però in molti, Matteo Renzi per primo, hanno ben chiaro che la priorità ora deve essere la difesa del bipolarismo, e dunque la guerra a quella pulsione sotterranea ma molto ben presente a sinistra come a destra verso un maquillage del Porcellum che lo trasformi in senso iper-proporzionale. E non è un caso se Letta, nel suo intervento alle Camere, ha messo nel mirino il renziano Roberto Giachetti, il più ostinato avversario dei pasticci proporzionalisti sul Porcellum. «Sulla legge elettorale si tenterà un inciucio utilizzando la futura sentenza della Consulta - avverte Giachetti - con la speranza di togliere o rendere invalicabile il premio di maggioranza, rendendo praticamente automatiche le larghe intese. Ma bisogna stare attenti, perché su questo il Pd rischia di esplodere».
Il sindaco di Firenze è stato indicato da molti come la prima vittima del patto Letta-Alfano, e certo quanto è avvenuto negli ultimi giorni lo costringe a un rapido cambio di strategia. Ma è altrettanto vero, spiega lo stesso Renzi ai suoi, che gli sconfitti veri sono coloro che speravano in elezioni anticipate a breve per bloccare il congresso e la sua elezione a segretario. In primo luogo, dunque, l'anima ex Ds che fa capo da un lato a D'Alema e dall'altra a Bersani. Ora invece la strada della segreteria è totalmente spianata per Renzi, ed ex avversari come Franceschini o Rosy Bindi (che dice che «i leader veri si misurano nei medi periodi, e ci sono le condizioni perché Renzi si rafforzi e si prepari alle primarie per la premiership») ne parlano già come del leader acquisito.
Segretario e, in base allo statuto che il fronte anti-Renzi, premier incluso, non è riuscito a cambiare, candidato alla presidenza del Consiglio. In una gara che finirà inevitabilmente per contrapporlo a Letta, quando sarà. Sul fronte della difesa del bipolarismo, e di una legge ad impianto maggioritario, Renzi si sta già muovendo, e l'abolizione dell'odiato Porcellum sarà uno degli obiettivi «forti» da lanciare nella prossima «Leopolda», il meeting renziano che si terrà a Firenze a fine mese.
Intanto cerca (e trova) la sponda di Nichi Vendola fuori, e dentro quella di Walter Veltroni, della Bindi ma anche di un'ampia fetta degli ex Ds allergici alle larghe intese e interessati a un «patto generazionale» nel Pd: dal suo antagonista
Cuperlo a Orfini e agli ex giovani turchi. Resta da capire che farà D'Alema. E il sospetto di più di un renziano è che Letta stringa un patto con l'ex premier Ds, «magari offrendogli un ministero di rilievo al primo rimpasto».