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"È incostituzionale". Ira Boldrini sui dem valdostani

Nella nuova giunta valdostana sostenuta dal Pd non ci sono donne. L'ira della Boldrini sui rappresentanti locali del partito. E c'è chi chiede che l'intervento di Mattarella

"Incostituzionale". Ira Boldrini sui dem valdostani

Il Valle d'Aosta è scattato l'allarme rosso. Anzi, rosa. E a farlo risuonare è stata più di altri Laura Boldrini. All'interno della neo-eletta giunta sostenuta dal Pd e guidata dal nuovo presidente di regione Renzo Testolin non ci sono infatti donne. Zero. E pure fra i consiglieri risultano soltanto tre donne, nessuna di maggioranza. La circostanza ha chiaramente fatto indignare la deputata dem, che ha strigliato i nuovi rappresentanti dell'istituzione regionale (e quindi i propri compagni di partito) per la mancanza "incredibile". Di più: secondo l'ex presidente della Camera la situazione valdostana sarebbe "incostituzionale, perché vìola l’articolo 51 della Costituzione che afferma esplicitamente il principio di uguaglianza per l’accesso agli uffici pubblici e alle cariche elettive".

La Boldrini contro il Pd

Il testacoda tutto interno alla sinistra si sta così consumando in queste ore, con Laura Boldrini intenzionata ad andare fino in fondo. Anche a costo di rompere le uova nel paniere piddino. Del resto, prima che la questione venisse sollevata a livello mediatico, pare che i dem valdostani non si fossero allarmati più di tanto. Anzi. "Il presidente della giunta regionale Renzo Testolin deve correggere immediatamente tale assetto", ha tuonato l'ex presidente della Camera, da sempre in prima linea per i diritti delle donne. Poi la strigliata al proprio partito: "Il Pd che sostiene la giunta non può condividere questa scelta che contrasta palesemente con i valori fondanti del Partito democratico, ribaditi recentemente anche nel Manifesto dei Valori".

L'appello al premier Meloni

All'indomani delle celebrazioni per l'8 marzo, la questione valdostana ha così idealmente interrotto l'idillio dell'ex presidente Boldrini con l'articolata realtà Pd. Iscrittasi al partito nelle scorse settimane, la deputata si è già trovata a fare i conti con quella contraddizione ravvisata a livello locale. Ma a lamentarsi contro la nuova giunta Testolin sono state anche le opposizioni. Raimondo Donzel, leader di Area Democratica Gauche Valdotaine, ha chiesto un intervento del presidente della Repubblica, mentre Silvana Accossato, presidente del gruppo di Liberi uguali del Piemonte, si è rivolta direttamente al premier Meloni: "Chiediamo un intervento del governo e anche in tempi celeri, non è ammissibile che nel 2023 vi siano nelle istituzioni situazioni discriminatorie che ledono in modo così palese la rappresentanza di genere andando contro i basilari principi costituzionali".

La legge elettorale

Il problema però starebbe a monte (e in Val d'Aosta se ne intendono), nella legge elettorale della regione a statuto speciale. Secondo la riforma del 2019, un tetto minimo di rappresentanza dei due generi del 35% è fisssato infatti nella composizione delle liste ma non in quella della giunta. Inoltre, il sistema elettorale locale prevede che l'elettore indichi con il voto un'unica preferenza, modalità che impedisce di fatto un'equa rappresentazione tra i generi.

La difesa del neopresidente Testolin

"Ho costruito la giunta con le professionalità che abbiamo. Per affrontare la questione ci vuole un altro percorso, va cambiata la norma elettorale", si è difeso il neopresidente Testolin, rivendicando le proprie scelte dettate. Certo è il colmo che alcuni cortocircuiti anacronistici siano scoppiati proprio in area progressista, dove spesso la questione di genere viene affrontata in chiave ideologica.

Col bilancino alla mano.

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