
Colpo all'ideologia verde. La Commissione Ue ha infatti annunciato di voler ritirare la proposta di direttiva sulle dichiarazioni ambientali conosciuta come "Green Claims". La conferma è arrivata da un portavoce dal governo europeo nel corso del briefing con la stampa rispondendo a una domanda sulle critiche sollevate dal Partito Popolare Europeo (Ppe) e dal gruppo Ecr sulla normativa: "Vedremo come procedere e vi invito a pazientare e a seguire gli sviluppi della situazione".
Dopo l'annuncio del portavoce, la Commissione ha tenuto a precisare che sta "valutando" l'idea di ritirare la direttiva in quanto teme che l'accordo finale tra Parlamento e Consiglio Ue possa "snaturare" gli obiettivi della proposta. A quanto si apprende, la Commissione europea non avrebbe ancora preso una decisione definitiva, per la quale serve una deliberazione interna del collegio: "Ritirare una proposta non è una cosa che facciamo tutti i giorni. Non è una decisione che prendiamo alla leggera e non è nemmeno qualcosa che faremmo senza consultare i co-legislatori". Lunedì dovrebbe andare in scenal'ultimo trilogo in programma ma spetterà ai co-legislatori decidere se incontrarsi ugualmente: "Qualsiasi ritiro effettivo è un secondo passo, che avverrebbe solo in una fase successiva".
La direttiva "Green Claims" è uno dei pilastri del tanto contestato Green Deal. Presentata dalla Commissione europea nel marzo del 2023, la proposta era mirata a proteggere i consumatori da false dichiarazioni ambientali e pratiche di greenwashing da parte delle imprese. Tra i vari interventi, l'introduzione di requisiti comuni per la comunicazione delle asserzioni ambientali, richiedendo alle aziende di dimostrare che le dichiarazioni ambientali siano basate su prove scientifiche riconosciute e imponendo controlli da parte di entità terze prima della diffusione sul mercato.
Le proposte erano state ammorbidite nel corso dell'iter legislativo durate due anni e il negoziato era giunto alle fasi finali con l'appuntamento fissato per la prossima settimana. Ma negli ultimi giorni sono aumentate esponenzialmente le critiche da parte di europarlamentari del Partito popolare europeo (Ppe), del gruppo dei Conservatori e riformisti (Ecr) e dei Patrioti per l'Europa contro la normativa. In particolare, il Ppe ha inviato una lettera alla commissaria all'Ambiente Jessika Roswall chiedendole di "riconsiderare e, in ultima analisi, ritirare" la proposta di direttiva.
Soddisfazione in Fratelli d'Italia. "Il lavoro e la determinazione del gruppo Ecr e della delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo hanno permesso di bloccare la direttiva Green Claims da parte della Commissione europea. Una normativa che avrebbe potuto imporre oneri ingiustificati e restrizioni eccessive in materia di comunicazione ambientale delle aziende" le parole in una nota di Nicola Procaccini, copresidente del gruppo Ecr all'Eurocamera, e del capodelegazione di FdI a Bruxelles Carlo Fidanza. "Viene così smontato un altro pezzo del Green Deal ideologico firmato Frans Timmermans, confermando la necessità di norme ambientali equilibrate e realistiche, posizioni per cui ci battiamo fortemente dalla scorsa legislatura europea e che finalmente sembrano incontrare il buon senso della Commissione Ue e di altre forze politiche" si legge ancora. Per i due esponenti di FdI, il ritiro della direttiva "dimostra come il nostro impegno può fare la differenza e tutelare gli interessi dei cittadini e imprese e garantire un equilibrio tra sostenibilità e libertà d'impresa. Un risultato che conferma l'efficacia del nostro lavoro nel tutelare le imprese e i cittadini da regolamentazioni che rischiavano di diventare troppo punitive e dispersive".
"Grazie a un intenso lavoro svolto in Parlamento, siamo riusciti a far cadere la proposta di Direttiva sulle asserzioni ambientali (Green Claims). La Commissione europea ha infatti annunciato il ritiro dell'iniziativa, che avrebbe imposto obblighi eccessivi e sproporzionati alle imprese per giustificare ogni dichiarazione ambientale nei messaggi di marketing" sono invece le parole di Letizia Moratti, europarlamentare di Forza Italia (Ppe), che ha definito la svolta "un successo per le imprese e per una sostenibilità pragmatica". L'ex sindaca di Milano ha aggiunto che quello introdotto dalla direttiva soppressa sarebbe stato un "sistema rigido e costoso, che avrebbe colpito in particolare le piccole e medie imprese, obbligandole a sottoporre ogni asserzione ambientale a una procedura preventiva di approvazione, onerosa e complessa. Un meccanismo che non trova paragoni nemmeno in ambiti altamente sensibili come quello della salute pubblica o della sicurezza dei giocattoli".
Per la Moratti, "non avrebbe apportato benefici significativi ai consumatori, soprattutto alla luce del recente via libera alla Direttiva contro il greenwashing, che già vieta affermazioni ambientali vaghe, ingannevoli o prive di riscontri verificabili".