di Francesco Forte
Oramai il disastro creato dalla errata manovra di finanza pubblica di Mario Monti ha una conferma da Bruxelles. Secondo il rapporto periodico del commissario europeo Olli Rehn, il Pil dell'Italia nel 2012 è sceso del 2,2% rispetto a quello del 2011, contro la previsione del governo Monti di meno 0,9. Inoltre nel 2013 non avremo una ripresa e la riduzione globale del Pil non sarà dello 0,2 ma dell'1%, ossia 3,2 punti in meno rispetto al 2011. La ripresa è rimandata alla prima metà del 2014. Nel 2012, secondo il rapporto di Bruxelles, l'Italia ha avuto un deficit di bilancio del 2,9% mentre il traguardo che ci era stato fissato nell'autunno del 2011 era il 2,2. Nel 2013 il deficit scenderà al 2,2 mentre nel 2011, in autunno, l'Europa ci aveva fissato un traguardo dell'1,2%.
Nell'apparenza, poiché siamo scesi sotto il 3%, ce la abbiamo fatta. Invece questi risultati sono una beffa. Infatti nell'autunno del 2011, all'epoca del governo Berlusconi, le previsioni per l'Italia della Commissione Ue erano di una crescita del Pil dello 0,1% nel 2012 e dello 0,7 nel 2013, mentre il disavanzo di bilancio grazie alle misure già poste in essere dalle manovre estive del ministro Tremonti stava andando al di sotto del 3% nel 2012 e verso l'1% nel 2013. Il debito pubblico, in conseguenza di queste manovre, scaglionate nel tempo, dopo esser salito dal 180% del 2011 al 200 nel 2013, sarebbe sceso al di sotto del 120% verso il 116%. Ma mentre queste stime venivano presentate, era emersa la necessità di una nuova manovra nel 2012 per circa 9 miliardi, pari allo 0,6 del Pil, a causa di peggioramenti congiunturali e dell'aumento dei tassi sul debito pubblico.
Dato ciò, senza manovra correttiva, il disavanzo si sarebbe attestato al 2,9% nel 2012 e all'1,8 nel 2013. Pareva che urgesse correre ai ripari come condizione per la continuazione politica della Bce a sostegno del nostro debito pubblico. Cadde il governo e Monti fece la manovra correttiva come richiesto dall'Europa. Però non capì che occorreva una correzione moderata, per evitare che il declino congiunturale che si profilava si accentuasse. E anziché limare le spese di 4 miliardi annui e aumentare le entrate di altrettanto, con ritocchi distribuiti, fece una maxi manovra di 10 miliardi annui di nuove imposte, di cui 9 sugli immobili con l'Imu. Ciò comportava, secondo lui, un aumento di 9 miliardi rispetto all'Ici che ne dava 11 (l'aumento era dell'80%). Io allora calcolai che, invece, il gettito dell'Imu sarebbe stato di almeno 13 miliardi. In realtà ne ha resi 14. In sostanza, Monti ha sbagliato i calcoli in tre modi. Da un lato, anziché una manovra correttiva ha attuato una stangata. Inoltre ha fatto la stangata tutta con l'Imu che tassando i patrimoni immobiliari con un aumento di pressione dell'80% d'un colpo metteva in crisi l'edilizia e intaccava i patrimoni di famiglie e imprese, con conseguenze negative sul credito, che si basa su garanzie patrimoniali. Infine, causa Imu, la manovra invece che essere di 7-8 miliardi è stata di 14.
Ciò ha generato una depressione del Pil molto superiore a quella che si poteva prevedere con una correzione moderata. Il debito pubblico è salito al 126% del Pil e si porta verso il 128% a fine anno. E il deficit del bilancio è nel 2012 di 2,9: quello che si pensava che ci sarebbe stato senza la manovra correttiva. La Commissione europea che ha approvato gli errori di Monti ora si appaga del livello del deficit che non le piaceva nell'autunno del 2011. Ma nel frattempo la disoccupazione in Italia dall'8% è passata al 12% e la produzione industriale è caduta del 25% rispetto al 2009.
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