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Ultima domenica al Quirinale, Re Giorgio pronto al trasloco

Nell'ultima domenica al Colle, Napolitano ribadisce il suo "no" alla rielezione: "Sarebbe una soluzione pasticciata". Ecco chi è in lizza per salire al Quirinale

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

A soli quattro giorni dall’inizio delle votazioni per il nuovo inquilino del Quirinale, prende fuoco la partita tra Pier Luigi Bersani e Silvio Berlusconi. Mentre i principali partiti rimangono sulle proprie posizioni e si confrontano a distanza, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano osserva, in silenzio, le difficili mosse che infiammano il dibattito politico. Una cosa è certa, e il capo dello Stato ci tiene a sottolinearla nuovamente: non ci sarà un Napolitano bis.

Il Cavaliere, in caso di stallo totale, teme la sorpresa di una convergenza di voti del Pd e dei Cinque Stelle su Romano Prodi. Uno scenario inviso all’ex premier che, dopo aver bocciato pubblicamente oggi una ipotesi di questo tipo, starebbe studiando delle contromisure nell’evenienza che si arrivi a ridosso del 18 aprile senza un accordo blindato con i democrat. Nell'ultima domenica al Quirinale, Napolitano invita la politica a non fare "pasticci". La sua rielezione alla presidenza della Repubblica sarebbe una "non soluzione" perché "ora ci vuole il coraggio di fare delle scelte, di guardare avanti, sarebbe sbagliato fare marcia indietro", sarebbe "ai limiti del ridicolo". In un colloquio con il direttore della Stampa Mario Calabresi (leggi l'intervista), Napolitano ha colto l'occasione per fare un bilancio del suo settennato: "Non mi convinceranno a restare". Il capo dello Stato ha invitato le principali forze poilitiche che siedono in parlamento a non attribuire "valenze salvifiche" alla sua persona e ripete che "tutto quello che avevo da dare ho dato". Niente "soluzioni pasticciate" e all’italiana, insomma, nemmeno di chi lo vorrebbe di nuovo in carica ma solo per qualche tempo, lasciando a lui la scelta di quando dimettersi. In fondo, si ragiona, anche il Papa si è dimesso in anticipo ma, ha obiettato Napolitano "è un esempio che non calza per nulla perché per un papa non esiste scadenza e cos nemmeno anticipo". Nella sua ultima domenica al Colle, il presidente della Repubblica ha difeso anche il lavoro dei dieci saggi. Un tentativo, a suo dire, di "dare una conclusione seria" al lavoro compiuto, dopo che i partiti hanno eretto "un muro". Un termine di mandato "particolarmente impegnativo e faticoso" e i saggi sono stati "l’ultimo contributo possibile", un contributo che "non andrebbe buttato via" perché hanno dimostrato che "esistono occasioni di collaborazione".

Intanto iniziano a dischiudersi le "rose" dei nomi per i candidati al Colle. Martedì o mercoledì dovrebbe esserci l’ultimo giro di "consultazioni" tra Bersani e Berlusconi, con uno stato dei rapporti tra i due leader ora al minimo storico. Negli stessi giorni ci sarà anche lo spareggio finale sul blog di Beppe Grillo che permetterà di conoscerà il prescelto dei Cinque Stelle. In via dell'Umiltà i nomi graditi al Pdl sono ancora Giuliano Amato, Massimo D’Alema, Franco Marini e Anna Finocchiaro. Tutte personalità di caratura politica e dal profilo non giustizialista che vengono contrapposte a Prodi. Il leader della Lega Nord Roberto Maroni ha fatto sapere che martedì dirà chi è lo sfidante che il Carroccio intende mettere in pista. "Sarà un nome che viene dal mondo del lavoro", ha twittato il segretario dei lumbard.

Nella virtuale gara, al momento, per il Colle, ci sono anche Sergio Mattarella e Franco Marini.

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