Un’unica persona guida Stato ed esecutivo

Mandato di quattro anni, la Casa Bianca comanda anche le forze armate

Un’unica persona guida Stato ed esecutivo

Dalla rivoluzione americana esce la forma politica del presidenzialismo, che accentra in un’unica persona le funzioni di capo dello Stato e capo del governo, oltre che di comandante delle Forze armate e di massima autorità diplomatica.
Siamo alla fine del ’700 quando nasce una nuova struttura di Stato fondata sulla divisione dei poteri, sul presidenzialismo bilanciato dal federalismo, su un potere legislativo in cui al Senato si affianca una Camera dei rappresentanti eletta in base alla popolazione. La incarna per primo George Washington.
Quella degli Usa è la tipica forma di governo presidenziale caratterizzata da un esecutivo affidato a un presidente della Repubblica scelto direttamente dal corpo elettorale, che dura in carica per un periodo di tempo predeterminato, non è soggetto a un rapporto di fiducia con il Parlamento, non ha il potere di scioglierlo ed è a capo dell’apparato burocratico e militare.
Nel sistema federale degli Stati Uniti le interferenze funzionali tra potere esecutivo e legislativo sono ridotte al minimo.
È fissa la durata dei mandati: quadriennale del Presidente e biennale del parlamento. Il governo non può sciogliere il parlamento e questo a sua volta non può sfiduciare il presidente, perché entrambi gli organi costituzionali traggono la loro legittimità da due voti popolari. Ma l’assemblea può mettere in stato d’accusa il presidente per attentato alla Costituzione. È il cosiddetto impeachment, un’azione giudiziaria e non politica.
L’elezione presidenziale avviene in modo indiretto: i cittadini scelgono, con metodi stabiliti dai singoli stati federali, gli elettori che formano lo United States Electoral College. Possono votare chiunque, ma di solito scelgono tra candidati designati e le loro preferenze vengono poi confermate dal Congresso. Forte di questa legittimazione popolare, il Presidente dell’Unione ha il potere di sostituire o costringere alle dimissioni i ministri. È una prerogativa a garanzia di quella che viene definita accountability, il rendere conto all’elettorato di quello che si è fatto al governo. Essendo unico responsabile della scelta dei ministri, il presidente è anche unico responsabile delle scelte dell’esecutivo. Per ogni problema legato ad un singolo Stato agisce un governatore, ma se la questione diventa nazionale, viene sempre chiamato in causa lui.
Il potere legislativo è affidato al Congresso: il presidente non può introdurre disegni di legge, se non appoggiandosi in sua vece a deputati del suo partito.

Il parlamento può approvare disegni di legge che però possono essere bloccati dal presidente, grazie al suo potere di veto e per superarlo all’assemblea serve una maggioranza qualificata di due terzi. Le nomine dei funzionari federali, ministri compresi, sono fatte dal presidente con l’approvazione del Senato.

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