Politica

È un'idea pericolosa: troppi banditi in giro

Rimessi in libertà anche tanti piccoli delinquenti che con la crisi tornerebbero a commettere reati

Caro Feltri,
la tua appassionata perorazione a favore dell'ennesima amnistia è comprensibile, anche perché le ragioni che hai addotte sono sacrosante. Ma ti invito a spingere il tuo sguardo un po' più in là e scrutare le conseguenze future (nemmeno tanto remote). Un decreto svuotacarceri - non ti sfugge - sarebbe un momentaneo palliativo, come tutti quelli precedenti, e nel lungo periodo non solo riproporrebbe fatalmente la solita situazione ma potrebbe portare a effetti anche peggiori. E non sarebbe la prima volta che, per la legge dell'eterogenesi dei fini (Vico, ripreso da Del Noce), tramuterebbe le buone intenzioni nel loro esatto contrario. Mi spiego.

Vedi, ormai non c'è angolo d'Italia che non sia controllato da telecamere e la domanda di sicurezza cresce a ritmo esponenziale, al pari della criminalità spicciola e diffusa, quella che più temono i cittadini comuni (il furto da parte di un pubblico amministratore di un milione di euro indigna, sì, ma è meno percepito dello sgozzamento del vecchietto vicino di casa per una manciata di euro). Svuotando le patrie galere verrebbe rimessa, sì, in libertà un sacco di gente in cella per «carcere preventivo», quella cosa ignobile di cui giustissimamente ti lamenti; ma anche una spaventosa torma di microdeliquenti, che l'attuale situazione di crisi economica fatalmente reinserirebbe nel circuito criminale.

Questi ultimi personaggi, per via del buonismo politicamente corretto (e anche, ma sì, clericale) e di certi magistrati col cuore più grande del necessario, sono quelli che rendono le nostre contrade invivibili e provocano esasperazione. Anche elettorale. Esasperazione che alimenta, in un circolo vizioso, la richiesta di sempre più telecamere, sempre più polizia, sempre più controlli. Prima o poi accadrà che la gente - soprattutto i moderati - ne avrà le tasche piene e a furor di popolo acclamerà il primo che gli prometterà una vita quotidiana finalmente in pace. Questo dittatore (democratico, cela va sans dire) troverà la pappa già pronta e non se la farà sfuggire: telecamere dovunque, polizia dappertutto, leggi e leggine e decreti che hanno già trasformato il nostro Stato in un orwelliano Grande Fratello (per giunta, persecutore fiscale) a disposizione del primo furbo che saprà intercettare la voglia popolare di tranquillità nell'ordine (definizione tomista di «pace»).

Se ti piacciono gli esempi storici, eccone uno: la monarchia assoluta francese concentrò tutto il potere nella capitale - in modo soft, ci mise un secolo; così, ai giacobini bastò impadronirsi di Parigi per avere l'intera Francia in pugno e scatenare per tutta l'Europa quel che sai. Altra cosa: può uno scafato marpione come te non sapere che gli abbracci di Pannella tolgono molti più voti di quei pochi che portano? Naturalmente, hai ragione da vendere sullo stato delle nostre carceri, sul loro sovraffollamento e sull'uso non di rado discutibile della carcerazione preventiva. Ma è davvero molto pannelliano il rimedio proposto: tutti fuori. Rendere le celle meno disumane, porre rimedio all'uso disinvolto della detenzione preventiva, attivare i penitenziari costruiti e nemmeno inaugurati, assumere agenti di custodia (che sarebbero nuovi posti di lavoro, di cui c'è fame crescente) è davvero impossibile? Il metodo dei radicali è sempre lo stesso: poiché non si riesce a contrastare il male, liberalizziamolo.

Ma i lettori (ed elettori) del Giornale (e del centrodestra), quando mai sono stati d'accordo? Come vedi, parlo da cittadino comune, non da scrittore cattolico, e sull'eutanasia mi taccio proprio. Ad essa sono contrario in linea di principio, ovviamente, ma a te lo posso anche dire: per conto mio, se uno si vuole ammazzare, faccia pure. Solo, da credente, è mio dovere avvisarlo che, se l'Aldilà è quello che dico io, potrebbe trovarsi anche peggio, molto peggio.

Pure su questo, dunque, rinnovo il mio consiglio a lasciar perdere Pannella e le sue battaglie «civili».

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