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Valanga di tasse occulte in arrivo

Ecco la fregatura: se le coperture previste non saranno raggiunte, arriveranno aumenti su benzina, Ires e Irap

Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni con il commissario Carlo Cottarelli
Il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni con il commissario Carlo Cottarelli

Roma - Si scrive «clausola di salvaguardia», ma si legge «fregatura». Nel decreto che ha cancellato l'acconto Imu sulla prima casa è previsto che se le coperture previste non saranno raggiunte, allora arriveranno aumenti automatici delle accise sulla benzina e degli acconti Ires e Irap. E non stiamo parlando di un evento che potrebbe verificarsi in un futuro lontano: la tagliola fiscale potrebbe scattare a fine novembre, visto che gli acconti sono in scadenza il 2 dicembre.
Ma le clausole di salvaguardia non finiscono qui. La legge di Stabilità prevede che se entro il 30 gennaio non sarà rivisto l'intero sistema delle detrazioni fiscali, scatterà in automatico una riduzione lineare delle detrazioni stesse, dal 19 per cento attuale al 18 per cento (varrà già dalle prossime dichiarazioni dei redditi 2013), e al 17% nel 2014.
In totale, come ha calcolato IlSole24Ore, con questi automatismi il fisco potrebbe prelevare altri 2 miliardi di euro dalle tasche dei contribuenti. Comportandosi, per di più, come il classico Robin Hood alla rovescia. L'aumento delle accise è uguale per tutti, dunque è più sentito dalla fasce a minor reddito; e anche le detrazioni valgono per l'universo dei contribuenti, e dunque ridurre, ad esempio, la detrazione sul mutuo prima casa o sulle spese mediche pesa di più su una famiglia a basso reddito. Il pieno di benzina, a parità di auto, è uguale per tutti. E le detrazioni vengono utilizzate da 19 milioni e mezzo di contribuenti, ricchi e poveri.
In breve, accadrebbe quello che è successo poco tempo fa con l'Iva. L'aumento dell'aliquota ordinaria dal 21 al 22 per cento è scattato il 1° ottobre scorso senza che vi fosse bisogno di un apposito provvedimento da parte del governo. Era previsto dal decreto «salva Italia» di montiana memoria, in alternativa al riordino dei bonus fiscali. Niente riordino? Aumenta l'Iva. Così potrebbe accadere per le accise fra un paio di settimane, e per le detrazioni fiscali alla fine del prossimo gennaio.
Queste tasse «dormienti» stanno diventando la normalità nei provvedimenti economici. Vengono inserite per tranquillizzare l'Europa, che non si fida dei nostri propositi. Il governo promette un'entrata, che invece si rivela fallace, oppure un taglio di spesa che poi non si realizza? Scatta la clausola di salvaguardia, che sostituisce l'entrata tarocca con una certa, a scapito dei contribuenti. Bruxelles, lo abbiamo visto, è molto sospettosa sulla solidità della manovra fiscale 2014 contenuta nella legge di Stabilità, e pretende rassicurazioni concrete.
Una nuova clausola di salvaguardia dovrà, inevitabilmente, essere legata anche al provvedimento (un decreto in arrivo, forse già mercoledì) che taglierà la seconda rata dell'Imu 2013 sulla prima casa. La copertura individuata consiste nall'aumento degli acconti Ires sia per le banche, al 115 per cento, ma anche, in misura minore, per le imprese, al 110 per cento.
Ricordiamo infine che da gennaio aumenteranno anche i bolli sui conti di deposito e le tasse sui rendimenti degli investimenti finanziari, cioè sul risparmio delle famiglie. In questo caso la clausola di salvaguardia non c'entra, ma le tasse crescono lo stesso.
Il peso del fisco è diventato insopportabile, per chi paga. E non risparmia nessuno, neppure i pensionati. Uno studio della Confesercenti conferma che il pensionato italiano paga, in media, 4mila euro all'erario, mentre il suo collega tedesco ne versa soltanto 39. Il prelievo sulle pensioni in Italia è quadruplo rispetto a quanto accade in Francia, doppio nei confronti della Spagna. Il trattamento per i pensionati è «punitivo», perché, diversamente da quanto accade nel resto d'Europa, il carico fiscale sulle pensioni è superiore a quello che grava sulle buste paga di egual valore di un lavoratore dipendente. Non vi è traccia, da noi, di trattamenti agevolati che in Europa sono la normalità. E persino la detrazione d'imposta riconosciuta ai pensionati (1.725 euro sonno i 75 anni e 1.783 euro sopra quella età) è inferiore alla detrazione sul lavoro dipendente (1.

840 euro).

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